sabato 28 novembre 2015

GIACOMO CASANOVA e il GIOCO del LOTTO in FRANCIA - GIUSEPPE BALSAMO il CONTE di CAGLIOSTRO PREDIVA i NUMERI ESTRATTI nel GIOCO del LOTTO

giacomo casanova introdusse il gioco del lotto in francia
La notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre del 1756 attraverso un buco nel tetto fugge dai Piombi in modo rocambolesco e si rifugia a Parigi.. Il seduttore GIACOMO CASANOVA  ha un progetto, elaborato nei mesi di prigione nei PIOMBI di VENEZIA: introdurre il GIOCO del LOTTO in Francia per diventare ricco e potente e vendicarsi di Bernis, divenuto ministro di Luigi XV Alla corte è cominciata una lotta per il potere tra lo stesso Bernis e Madame de Pompadour XV. SI deve proprio a Casanova l’invenzione del GIOCO del LOTTO chiamato allora il LOTTO delle ZITELLE. Almeno nella forma in cui lo conosciamo oggi. Fu lui infatti il primo a dimostrare, nel 1757, che con una “lotteria di NOVANTA 90 BIGLIETTI i cui premi saranno pagati sopra i primi numeri da estrarsi una volta al mese” lo Stato non avrebbe mai potuto perdere. Presentò il progetto al governo francese che, nel giro di pochi mesi autorizzò la sua nuova lotteria.Con l’aiuto di madame Pompadour colpita dal fascino sfrontato di Giacomo decide di fare un patto. Madame organizzerà per lui un incontro con i matematici e finanzieri di corte, per presentare il suo progetto del GIOCO del LOTTO , e Giacomo renderà inoffensiva la giovane Charlotte d’Estradès una ragazza di cui Bernis si sta servendo per arrivare al Re e spodestare la Pompadour.Casanova affronta direttamente Bernis: di nuovo giovinezza e passione contro maturità, calcolo, cinismo.
La Pompadour riesce a far approvare il GIOCO del LOTTO e Giacomo comincia a corteggiare Charlotte che si rivela essere una donna ribelle, ironica fino al cinismo, indotta a sedurre il Re non per sua ambizione ma perché ricattata da Bernis. Quando Bernis scopre il gioco della Pompadour e di Casanova, ingaggia un sicario per uccidere Giacomo. Questi però ha la meglio sull’avversario.Giacomo e la Pompadour riescono nel loro progetto: Bernis viene allontanato dalla corte, mentre Charlotte sparisce nel nulla. Casanova si ritrova ricco ma infelice: il GIOCO del LOTTO dà i suoi frutti, ma Charlotte, di cui si è innamorato, è sparita. E’ lei, infine, a ripresentarsi. Ma il suo amore non è sincero, assetata com’è di vendetta. Charlotte, mentendo, dice a Silhouette di avere avvelenato Giacomo.Silhouette è costretto a ritirare in banca un’enorme somma di denaro in cambio dell’antidoto (che non servirà, perché il veleno in realtà è un potente sonnifero). Charlotte fugge con il denaro e Giacomo, smaltito l’effetto del potente sonnifero, si lancia all’inseguimento della ladra e la raggiunge in una locanda. La morte di Charlotte sembra certa, ma l’amore è più forte della vendetta e i due tornano insieme, progettando un viaggio in Italia.
Lotterie di Stato. Corruttore dei costumi, ma sicura fonte di entrate per lo Stato. Sul gioco d’azzardo ha sempre prevalso la scelta del male necessario. Come testimonia la sua alterna fortuna nella Francia postrivoluzionaria
LA SOVRANITÀ POPOLARE È UN TERNO AL LOTTO
LA SOVRANITÀ POPOLARE È UN TERNO AL LOTTO
Ogni settimana, Madame Descoings puntava tre numeri alla lotteria. Sempre gli stessi. Con immutata ostinazione, la signora non mancava un colpo poiché – scrive Balzac, ne La Rabouilleuse – per nove anni uno di quei numeri «era rimasto sul fondo di tutte le ruote, da che la lotteria era stata inventata». Lo si doveva estrarre, quel numero, liberarlo, riportarlo al mondo considerando che non usciva dall’annus horribilis 1789.  Dal 1789, dunque, dei numeri di Madame Descoings non si vedeva traccia. Non era un’invasata, né un’indovina, ma una donna qualunque persa in una provincia qualunque, schiava di un gioco qualunque. Una donna senza qualità in un mondo che di qualità ne aveva ancora meno. La «povera donna» – così la qualifica, quasi scusandosi, Balzac – arrivava persino a dubitare «dell’onestà dell’amministrazione e accusava il governo, credendolo capace di togliere dall’urna quei tre numeri, per indurre chi puntava su di essi a moltiplicare furiosamente le proprie giocate».  Apparso senza grande successo tra il 24 febbraio e il 4 marzo del 1841 su «La Presse», originariamente col titolo Les Deux Frères, La Rabouilleuse di Balzac si colloca su un fronte critico rispetto a una Rivoluzione che – nello spazio-tempo del romanzo, ambientato tra il 1792 al 1830 – si rivela ben presto una conquista non dell’uguaglianza, non della libertà, non della fratellanza, ma dei mezzi sui fini. Una rivoluzione del denaro, della Borsa e del gioco che in qualche modo, per Balzac, sancisce l’ingresso dell’azzardo nel ritmo della vita quotidiana. Non per caso, come attestato dal senso e dal parlare comune, «Bourse» divenne proprio allora un modo gergale per indicare la lotteria. Finanza e gioco erano solo i due volti di un azzardo che piegava il mondo alle proprie istanze. Nel 1719, tra le pagine del suo The anatomy of exchange Allen, Daniel Defoe — un altro romanziere nelle vesti dello speculatore tradito — d’altronde già scriveva: «la speculazione (stock-jobbing) è un gioco. Una scatola con dei dadi può essere meno pericolosa, ma la sua natura rimane la stessa: l’azzardo».
LA CORRUZIONE DEL POPOLO Scriveva Balzac che, da parte sua, non dimenticava di richiamarsi a Jean-Jacques Rousseau, il cui pensiero, espresso nel Libro IV dell’Emile, sintetizzava così: «Posso capire che un uomo sia attratto dal gioco, ma solo quando tra lui e la morte non resta altro che l’ultimo centesimo». Introdotta in Francia il 30 giugno del 1776, con un decreto che tutte le integrava tutte nella Loterie Royale de France, la lotteria cesserà di esistere in questa forma il 15 novembre del 1793, dopo che il procuratore generale della Comune, Pierre Gaspard Chaumette, aveva invocato a gran voce la sua soppressione dinanzi all’Assemblea. «La lotteria di Stato», gridò allora Chaumette, «è un fiume inventato dal dispotismo per annegare il popolo sulla sua miseria, ingannandolo con una speranza che aggrava la sua disgrazia». Ma il 30 settembre 1797, esattamente tre anni anni, dieci mesi e quindici giorni dopo queste parole, la lotteria rinacque dalle proprie ceneri, per ben più prosaiche ragioni di «cassa». Avviato nel 1790, il dibattito sulla soppressione della lotteria nazionale non avrebbe avuto alcun esito, se non vi fosse stata una serie di fortuite circostanze, che di fatto spostarono altrove l’attenzione comune, nonostante l’abolizione del monopolio sul tabacco (1791) avesse spianato la strada a provvedimenti abolizionisti. Il 16 ottobre 1793, era sta ghigliottinata la Maria Antonietta: proprio questo permise alla fronda degli abolizionisti di far passare quasi sottobanco un provvedimento fortemente avversato, facendolo accogliere dal deputato Thuriot che ne decretò – dopo le perorazioni di Chaumette – la morte apparente.
UN LEGAME PERVERSO Sempre, nei periodi di crisi, emerge il legame perverso tra esigenze di erariali, imposizione regressiva (chi meno ha più paga) e azzardo. Proprio qui si innesta il discorso di Talleyrand: la lotteria rappresentava un vulnus radicale nell’ordine delle cose pubbliche, un asservimento volontario misto di sonnambulismo e delirio: «la lotteria può essere considerata come imposta libera e volontaria. Ma come è strana la libertà quella che supponiamo esista tra queste bombe seducenti». Tutto il dibattito su proibizionismo o antiproibizionismo nell’azzardo di massa ancora oggi poggia su questa illusione di libertà, laddove sappiano esserci solo seduzione (che i tecnici preferiscono chiamare addiction) che vizia alla radice ogni libertà di scelta, pur lasciandone intatta l’apparenza. Al presunto disincanto del moderno, l’azzardo contrappone un incanto minuto, quotidiano, un’illusione di sovranità popolare che si consuma nell’attimo stesso in cui si infiamma. Il gioco in mano pubblica è questa fiamma e questa illusione. La lotteria come modello di questo azzardo di massa, scrive Talleyrand, insinua nelle menti di tutti un tarlo destinato in breve a divorarsi il corpo sociale, dopo averlo inebetito e condotto all’inerzia. La lotteria è per lui una sorta di solvente che disperde la speranza del povero e innalza il fervore del ricco. Singolare inversione delle parti, tra cause, pregi, difetti e effetti, se è vero che la prima lotteria storicamente attestata in terra di Francia venne istituita da Francesco I con l’Editto di Châteauregnard del 21 maggio 1539. L’intenzione esplicita del sovrano era di attenuare il fervore dell’azzardo e, come si legge nel testo, «pour porter remède aux jeux dissoluts». Due secoli dopo, il nesso tra sovranità e azzardo si mostrerà in tutta la sua tenace resistenza, riuscendo a transitare anche nei giorni istituzionalmente più tempestosi. Della Grande Loterie Royale di Luigi XIV, in quegli stessi giorni il Mercure de France scriveva: «il termine lotteria è oggi un affare di Stato. È un idolo che ha i suoi templi, i suoi preti, i suoi adoratori, i suoi giorni soletti. Annuncia le sue concessioni nel frastuono delle bande militari, tra corone inghirlandate e tavolacci, dove sono disposti i suoi oracoli».
L’ERARIO ANTIPROIBIZIONISTA NEL SUO LIBELLO, TALLEYRAND RICORDA COME, TRA IL 1776 E IL 1789, LE ENTRATE FOSSERO AUMENTATE COSTANTEMENTE, PASSANDO DA 6 A 11 MILIONI. A TANTO AMMONTAVANO GLI INCASSI DELLA LOTERIE ROYALE DI FRANCIA, FOTOGRAFATE UN ISTANTE PRIMA DELLA CATASTROFE DEL 1789, CHE FECE PIANGERE LEGGERMENTE IL BANCO, PORTANDOLO A 8 MILIONI. SOTTO IL DIRETTORIO, IL 9 VENDÉMIAIRE DELL’ANNO VI (30 SETTEMBRE 1797), L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA DEL CONSEIL DES CINQ-CENTS RIABILITÒ LA LOTTERIA. LA SUA RETE DI RICEVITORIE – CENTOCINQUANTA NELLA SOLA PARIGI – RIPRESE A FUNZIONARE A PIENO REGIME. UNA RETE CHE NAPOLEONE BONAPARTE, GIUNTO AL POTERE CON IL COLPO DI STATO DI DUE ANNI DOPO, DOVENDO RIORGANIZZARE L’ASSETTO FISCALE DEL PAESE, TROVÒ A PROPRIA COMPLETA DISPOSIZIONE, AFFIDANDO LA GESTIONE DELLE LOTTERIE A JEAN-FRANÇOIS CARTEAUX, GENERALE OLTRE CHE PITTORE CON NON POCHE VELLEITÀ. POSTO AL VERTICE DELLA LOTERIE NATIONALE, DA PARTE SUA CARTEAUX NON FARÀ CHE AMPLIARNE L’ETENSIONE TERRITORIALE. UN’ESTENSIONE FAVORITA ANCHE DALL’USO DI UN NUOVO MEZZO DI TRASMISSIONE: IL TELEGRAFO OTTICO DI CHAPPE.NELLA FRANCIA DEL XIX SECOLO, IN PIENA FASE RIVOLUZIONARIA, IL TELEGRAFO DI CHAPPE COSTITUISCE FORSE L’ANTECEDENTE PRINCIPALE DEL WEB, NELL’ARCHEOLOGIA DELL’AZZARDO DI MASSA. LA PRIMA LINEA AEREA DI TRASMISSIONE TELEGRAFICA, COME INTERNET INIZIALMENTE RELEGATO NELLO SPAZIO ANGUSTO DEI SOLI «FINI MILITARI», VENNE INSTALLATA COL BENESTARE DELLA CONVENZIONE NEL 1793 E COLLEGAVA PARIGI A LILLA.LA PROPOSTA FATTA DA CHAPPE A NAPOLEONE PREVEDEVA L’USO A FINI «CIVILI» DEL SUO TELEGRAFO, MA IL CONSOLE RISPEDÌ AL MITTENTE L’IDEA DI METTERE A DISPOSIZIONE DI INDUSTRIALI E COMMERCIANTI LA RETE. LO STESSO FECE CON LA PROPOSTA DI LANCIARE TELEGRAFICAMENTE UNA GAZZETTA. LA SOLA APPLICAZIONE CIVILE ACCOLTA FU QUELLA DELLA TRASMISSIONE DEI NUMERI ESTRATTI AL LOTTO. LE ENTRATE DI LOTTO E LOTTERIA AUMENTARONO RAPIDAMENTE, PASSANDO DAI SETTE MILIONI DI FRANCHI DEL 1805, AI DICIANNOVE DEL 1807. MA CHAPPE NON POTÉ ASSISTERE A QUESTA RIFIORITURA DEL GIOCO DI STATO ALLA QUALE AVEVA PRESTATO LA PROPRIA OPERA. MORÌ INFATTI SUICIDA, GETTATOSI DALLA STANZA DI UN ALBERGO PARIGINO, IL 23 GENNAIO 1805. ANCHE LUI VITTIMA DELL’AZZARDO DI STATO.
 GIACOMO CASANOVA il CONTE di CAGGLIOSTRO PREDIVA i NUMERI ESTRATTI nel GIOCO del LOTTO

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