sabato 3 ottobre 2015

'NGRELLE:Il suo Dio era la cabala.

'NGRELLE:Il suo Dio era la cabala.
Il suo Dio era la cabala. Il lotto. In una tasca migliaia di fogliettini. Sopra una infinità di numeri. Quando li estraeva, era una sorta di magia, un rito. Sebbene raccolti insieme, alla rinfusa, mescolati a noccioline o granelli di terra o ciuffi d'erba, erano pagine di una profana bibbia da rispettare con sacra solennità. Ambi, terni, quaterne. Un fatto, una parola, un gesto, un sogno: ognuno interpretato attraverso un numero nella sua intima essenza. Tutto ridotto a combinazione scientifica e non casuale. L'incertezza trasformata in certezza, l'imprevisto nel previsto, l'onirico in realtà. 'Ngrelle così coglieva il significato recondito del destino, sicuro di possederne le forze occulte, di conoscerne i labirintici sentieri. Analfabeta di scrittura e di letteratura, scaltro mestierante della vita. Burattino e burattinaio. Preda e cacciatore. Un non so che di accattivante si avvertiva nelle sue elaborazioni numerico-cabalistiche; mistero e scetticismo lottavano, si fondevano, convincevano molti. Gli occhiali sulla punta del naso, impartiva vere e proprie lezioni, maestro senza programmi e registro, dimostrava lo stretto legame tra casualità e realtà, tra numero ed interiorità. Con un lapis scheggiato su di un foglio tratteggiava una utopia: raccontava o inventava cunti, aneddoti, assiomi per un calcolo astrale. Filosofo innocente, ingenuo cantore, inconsapevole stregone.
'Ngrelle giocava con ansia. Ha vinto. Ha perso. Non ha importanza. Nella lotta quotidiana necessitano la tensione, la fede (pur popolana), la finzione di un'altra realtà. La vita non è conteggio di vittorie, un cerchio perfetto. A lui si rivolgevano in tanti, mascherando la propria antica sete di vincita economica con uno sfottò, una ironia leggera. Si fingevano distratti, distaccati. Ma, il gioco era serio, ognuno lo sapeva. 'Ngrelle, primo fra tutti lo sapeva e ha giocato con la serietà di un bambino, la speranza di un giovane, la baldanza di un adulto, la malinconia di un anziano. Ha distribuito probabilità, abbinamenti. Occasioni di vita. Soltanto dai tuoni non riusciva a trarre alcun monito o presagio. Anzi, ne era talmente terrorizzato che scappava nella sua misera abitazione per rimanervi rinchiuso sino alla fine del temporale. In tale unica circostanza nessun numero poteva proteggerlo, spiegare l'inspiegabile, vincere il mistero. Una paura infantile. Chissà forse il ricordo delle bombe, della guerra, della morte. Il tuono, la voce rauca dell'inferno. 'Ngrelle, poi, viveva un'altra dimensione, anch'essa tutto sommato legata al mondo dell'anima, della fantasia. Era la maschera del cinema Vittoria, il custode dei sogni eroici ed erotici delle famiglie e dei giovani montefalcionesi. All'entrata della sala a staccare biglietti, fiero e scrupoloso. All'interno attento al silenzio ed alla compostezza. Per lui assistere ad un film era quasi partecipare ad una cerimonia religiosa. Sulla spalla fili d'erba, le scarpe con i bordi sporchi di fango. Il duro lavoro nei campi era lontano, dimenticato. Restava l'odore di terra bagnata.
'Ngrelle a rincorrere tra le poltroncine di legno i ragazzini, che pur erano sgusciati nella sala, eludendo la sua severa sorveglianza. A seguire anche lui le vicende di Mosè e di Spartacus con passione, quelle di Susanna e la sua cuccagna con calcolata indifferenza. Portava a spalla i cartelloni di compensato con le locandine spillate del film in proiezione, di quello in programmazione; li poggiava ad un muro in piazza, legandoli al cancello o al cornicione con lo spago in caso di vento; li riprendeva, caricandoseli sempre sulle spalle, prima che terminasse l'ultimo spettacolo. Uomo-sandwich d'altri tempi. Orgoglioso di un mondo affascinante e magico, che lui propagandava e portava sulle spalle. Popolano Atlante! E i nomi delle attrici e degli attori, quelli dei registri, i titoli dei films, le trame erano la sua più geniale invenzione: storpiati, sì, ma mitici. Tutto diventava nuovo, straniero, elaborato dalla cultura contadina, pronunciato con suoni antichi. La storia è tramandata così, quella minore e rude, con parole dimenticate, con racconti mai scritti. Il cinema Vittoria chiuse. Ngrelle si sarà sentito attore non più famoso, personaggio non più necessario. Se ne stava tutto il giorno nella piccola casa sul castello, usciva raramente. Una finestrella era sempre aperta, d'inverno e d'estate. Chi passava di lì urlava un nome, un sogno, un fatto. Dall'interno dicono che rispondesse sempre un numero buono per tutte le ruote.

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