ioTRAVOLTOdai90NUMERI

la STORIA del GIOCO del LOTTO RACCONTATA ATTRAVERSO le FOTOGRAFIE

giovedì 8 ottobre 2015

DOCUMENTARI: NOVITÀ del GIOCO del LOTTO -la FABBRICA della SPERANZA - DREAMING by NUMBERS - Il TRIANGOLO di TARTAGLIA nel GIOCO del LOTTO

Novità del gioco del lotto(1954) Descrizione sequenze:giocatori fanno la fila in una ricevitoria ; Tortorella intendente di Finanza di Torino illustra un nuova macchina per il gioco
La febbre dell'oro - chi ha la passione del gioco raramente può fare sogni tranquilli" Descrizione sequenze:un uomo acquista un libro sull'estrazione dei numeri del lotto ; l'uomo attraversa la strada continuando a guardare il libro
Dreaming by numbers di  ANNA MARIA Bucchetti
Dreaming by numbers di  ANNA MARIA Bucchetti
Napoletani superstiziosi credenza in numeri e il loro potere di influenzare il futuro può essere visto come un tentativo di prendere il destino nelle proprie mani.  Napoli ha molti quartieri con piccolo ricevitorie (uffici di gioco d'azzardo). I visitatori giornalieri non scegliere numeri ramdomly; per loro non c'è un legame diretto tra i numeri scelti e il loro tentativo di cambiare il destino.  Alcuni giocare gli stessi numeri per tutta la vita, perché ha un significato speciale per loro. Altri giocano i numeri corrispondenti alle date di morte dei membri della famiglia. E ci sono quelli che hanno scelto gli eventi felici nelle loro vite.
 DREAMING by NUMBERS
Dreaming by Numbers (2007)
Dreaming by Numbers (2007)
Dreaming by Numbers (2007)

Racconti di un matematico: 5. Il triangolo di Tartaglia nel gioco del Lotto

Pubblicato da Unknown alle 01:36 Nessun commento:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su FacebookCondividi su Pinterest
Etichette: DREAMING by NUMBERS, Il TRIANGOLO di TARTAGLIA nel GIOCO del LOTTO, NOVITÀ del GIOCO del LOTTOla FABBRICA della SPERANZA

FERNANDO DI BERARDINO


FERNANDO DI BERARDINO
FERNANDO DI BERARDINO
FERNANDO DI BERARDINO
FERNANDO DI BERARDINO
FERNANDO DI BERARDINO

Pubblicato da Unknown alle 00:19 Nessun commento:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su FacebookCondividi su Pinterest
Etichette: FERNANDO DI BERARDINO

martedì 6 ottobre 2015

il MONACO CABALISTA

il MONACO CABALISTA
... andò per il 6, trovò il 29  Personaggio - ieratico - fu 'O monaco 'e San Marco. Che fosse veramente monaco, lo sa soltanto Iddio, o meglio il Diavolo, trattandosi di una figura che di monacale aveva solo l'abito... Quando si dice che l'abito non fa il monaco, in questo caso, l'abito lo faceva ... e come! Lavorava nel quartiere dei Cristallini, dove godeva fama di buon vaticinatore. I numeri, nota bene, li dava solo alle donne ritenendo, le donne essere le solo meritevoli dell'assistenza divina. E di donne sotto la sua finestra ve ne erano sempre una infinità, provenienti anche da altri rioni, tutte chiedevano di essere ricevute per avere da lui i numeri - certi -. Ma lui, i numeri non li pronunciava mai! Non si comprometteva. Operava nello stesso modo del tanto famoso e tanto diverso "Cagli-Cagli", e cioè per gesti, lasciando alle sue - protette - la fatidica divinazione cabalistica. Ma ... quali erano i suoi gesti? Quelli spontanei ed ingenui del buon Cagli-Cagli, che si esprimevano con mosse aggraziate e spettacolari o con strane parole? No di certo! 'O monaco 'e San Marco, si muoveva in tutto altro modo e con tutt'altro scopo.
Toccava le donne senza troppi riguardi, e costoro dovevano dedurre, i numeri,in base alle zone del corpo in cui venivano toccate. Per cui le "predilette" che riuscivano ad ottenere la "grazia" o la "fortuna" di essere ricevute, dovevano stare ben attente, non tanto a se stesse, (poiché ogni mossa del monaco era ritenuta santificata) bensì alle parti del loro corpo in cui il monaco le - palpava -. Dove si posavano, dunque le mani? È facile intuirlo (consultando la cabala) dagli ambi che le signore giocavano: 6 e 16; 6 e 28; 16 e 28. Ma, un giorno, accadde l'inverosimile. Un marito sospettoso che aveva subodorato il fatto, travestitesi da donna, e perfettamente attrezzato di tutti i più appariscenti ingredienti anatomici femminili, riuscì a farsi ammettere alla presenza del buon monaco la cui mano, però ebbe di che deludersi, visti i numeri che ne vennero fuori: 6 e 29!
Le Credenze popolari nella CIOCIARIA Eremita che da li numeri del lotto.
Le Credenze popolari nella CIOCIARIA Eremita che da li numeri del lotto.

Pubblicato da Unknown alle 17:24 Nessun commento:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su FacebookCondividi su Pinterest
Etichette: il monaco cabalista

lunedì 5 ottobre 2015

la TAVOLA di DON PIETRO RUTILI-la TAVOLA SETTENARIA-MANOSCRITTO di DON NICOLA il POLACCO-la SCIENZA dei LOTTI del CABALISTA VENEZIANO PIETRO G.P.CASAMIA

La TAVOLA SETTENARIA è un'opera donata da un religioso di Ferrara, Don Pietro Rutili ad Antonio Longo
la TAVOLA SETTENARIA
la TAVOLA SETTENARIA
Manoscritto di Don Nicola il polacco

Manoscritto di Don Nicola il polacco
Manoscritto di Don Nicola il polacco
Manoscritto di Don Nicola il polacco
Manoscritto di Don Nicola il polacco
La TAVOLA SETTENARIA  del celebre astronomo, fisico e cabalista veneziano Pietro G. P. Casamia
la scienza dei lotti del  cabalista veneziano Pietro G. P. Casamia
la tavola settenaria del  cabalista veneziano Pietro G. P. Casamia
Pubblicato da Unknown alle 23:52 Nessun commento:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su FacebookCondividi su Pinterest
Etichette: DON PIETRO RUTILI-ANTONIO LONGO-DON NICOLA il POLACCO- PIETRO G.P.CASAMIA

sabato 3 ottobre 2015

'NGRELLE:Il suo Dio era la cabala.

'NGRELLE:Il suo Dio era la cabala.
Il suo Dio era la cabala. Il lotto. In una tasca migliaia di fogliettini. Sopra una infinità di numeri. Quando li estraeva, era una sorta di magia, un rito. Sebbene raccolti insieme, alla rinfusa, mescolati a noccioline o granelli di terra o ciuffi d'erba, erano pagine di una profana bibbia da rispettare con sacra solennità. Ambi, terni, quaterne. Un fatto, una parola, un gesto, un sogno: ognuno interpretato attraverso un numero nella sua intima essenza. Tutto ridotto a combinazione scientifica e non casuale. L'incertezza trasformata in certezza, l'imprevisto nel previsto, l'onirico in realtà. 'Ngrelle così coglieva il significato recondito del destino, sicuro di possederne le forze occulte, di conoscerne i labirintici sentieri. Analfabeta di scrittura e di letteratura, scaltro mestierante della vita. Burattino e burattinaio. Preda e cacciatore. Un non so che di accattivante si avvertiva nelle sue elaborazioni numerico-cabalistiche; mistero e scetticismo lottavano, si fondevano, convincevano molti. Gli occhiali sulla punta del naso, impartiva vere e proprie lezioni, maestro senza programmi e registro, dimostrava lo stretto legame tra casualità e realtà, tra numero ed interiorità. Con un lapis scheggiato su di un foglio tratteggiava una utopia: raccontava o inventava cunti, aneddoti, assiomi per un calcolo astrale. Filosofo innocente, ingenuo cantore, inconsapevole stregone.
'Ngrelle giocava con ansia. Ha vinto. Ha perso. Non ha importanza. Nella lotta quotidiana necessitano la tensione, la fede (pur popolana), la finzione di un'altra realtà. La vita non è conteggio di vittorie, un cerchio perfetto. A lui si rivolgevano in tanti, mascherando la propria antica sete di vincita economica con uno sfottò, una ironia leggera. Si fingevano distratti, distaccati. Ma, il gioco era serio, ognuno lo sapeva. 'Ngrelle, primo fra tutti lo sapeva e ha giocato con la serietà di un bambino, la speranza di un giovane, la baldanza di un adulto, la malinconia di un anziano. Ha distribuito probabilità, abbinamenti. Occasioni di vita. Soltanto dai tuoni non riusciva a trarre alcun monito o presagio. Anzi, ne era talmente terrorizzato che scappava nella sua misera abitazione per rimanervi rinchiuso sino alla fine del temporale. In tale unica circostanza nessun numero poteva proteggerlo, spiegare l'inspiegabile, vincere il mistero. Una paura infantile. Chissà forse il ricordo delle bombe, della guerra, della morte. Il tuono, la voce rauca dell'inferno. 'Ngrelle, poi, viveva un'altra dimensione, anch'essa tutto sommato legata al mondo dell'anima, della fantasia. Era la maschera del cinema Vittoria, il custode dei sogni eroici ed erotici delle famiglie e dei giovani montefalcionesi. All'entrata della sala a staccare biglietti, fiero e scrupoloso. All'interno attento al silenzio ed alla compostezza. Per lui assistere ad un film era quasi partecipare ad una cerimonia religiosa. Sulla spalla fili d'erba, le scarpe con i bordi sporchi di fango. Il duro lavoro nei campi era lontano, dimenticato. Restava l'odore di terra bagnata.
'Ngrelle a rincorrere tra le poltroncine di legno i ragazzini, che pur erano sgusciati nella sala, eludendo la sua severa sorveglianza. A seguire anche lui le vicende di Mosè e di Spartacus con passione, quelle di Susanna e la sua cuccagna con calcolata indifferenza. Portava a spalla i cartelloni di compensato con le locandine spillate del film in proiezione, di quello in programmazione; li poggiava ad un muro in piazza, legandoli al cancello o al cornicione con lo spago in caso di vento; li riprendeva, caricandoseli sempre sulle spalle, prima che terminasse l'ultimo spettacolo. Uomo-sandwich d'altri tempi. Orgoglioso di un mondo affascinante e magico, che lui propagandava e portava sulle spalle. Popolano Atlante! E i nomi delle attrici e degli attori, quelli dei registri, i titoli dei films, le trame erano la sua più geniale invenzione: storpiati, sì, ma mitici. Tutto diventava nuovo, straniero, elaborato dalla cultura contadina, pronunciato con suoni antichi. La storia è tramandata così, quella minore e rude, con parole dimenticate, con racconti mai scritti. Il cinema Vittoria chiuse. Ngrelle si sarà sentito attore non più famoso, personaggio non più necessario. Se ne stava tutto il giorno nella piccola casa sul castello, usciva raramente. Una finestrella era sempre aperta, d'inverno e d'estate. Chi passava di lì urlava un nome, un sogno, un fatto. Dall'interno dicono che rispondesse sempre un numero buono per tutte le ruote.

Pubblicato da Unknown alle 01:56 Nessun commento:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su FacebookCondividi su Pinterest
Etichette: 'NGRELLE :Il suo Dio era la cabala.

il MISTERO della TAVOLA del CAPPUCCINO di PADRE EMIDIO CORI

la tavola del cappuccino
La tavola di Padre Emidio Cori La misteriosa “Tavola di Padre Emidio Cori”, padre cappuccino presumibilmente proveniente da Cori, paese al confine della provincia di Roma e quella di Latina, del convento dei cappuccini di Via Veneto in Roma (famoso per il macabro museo delle ossa), meglio conosciuta come “La Tavola del Cappuccino”, rappresenta per i lottologi e i numerologi uno dei rompicapi dai risvolti esoterici e religiosi, tutt’oggi irrisolti o noto a pochissimi. Museo dei frati cappuccini di via veneto in Roma Nella tavola vi è riportata la frase, trascritta di proprio pugno dal religioso: ” VERA ED INFALLIBILE PER LA DETERMINAZIONE DEL FUTURO ESTRAENDO”, che nasconderebbe l’esito di una ambata certa.
TAVOLA del CAPPUCCINO Si narra che questa famosa tavola sia stata ideata da un frate, un certo Padre Emidio di Cori. Si dice che padre Emidio appartenesse all’ordine dei cappuccini ed il suo convento era quello di Roma, in via Veneto. Chiunque sia stato a Roma e lo ha visitato, ricorderà di certo la particolarità che contraddistingue questo convento… infatti, all’interno di esso vi sono delle cripte particolari… dove tutte le suppellettili, dai lampadari ai mosaici, sono state realizzate con le ossa di circa 4000 frati … tutte esposte a formare dei macabri disegni stile Luigi XVI. Esiste anche un  curioso aneddoto legato a questa famosa chiesa e, guarda caso, è un aneddoto che ha il gioco del lotto come riferimento… Nel convento adiacente alla chiesa, nell’800, viveva un frate di nome Pacifico e da tutti i romani era conosciuto con l’appellativo di “er mago”… costui era solito elargire dei numeri per il gioco del lotto che, poi, immancabilmente uscivano… Si dice che lo stato pontificio, allora detentore del gioco del lotto in Roma, per evitare il tracollo finanziario, fu costretto ad allontanare il frate dal suo convento, dietro intervento stesso dell’allora Papa Gregorio XVI. Frate Pacifico, però, per vendicare l’affronto subito, a tutta la gente venuta in massa per salutarlo alla sua partenza, ebbe cura di recitare i seguenti versi: “Roma se santa sei perché crudel se’ tanta? Se dici che se’ santa Allora bugiarda sei” La leggenda dice che tutti quelli che sepperò interpretare quei versi, è giocarono i numeri 66.70.16.60.6 sbancarono veramente il lotto.
la cabala del cappuccino


Pubblicato da Unknown alle 01:20 Nessun commento:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su FacebookCondividi su Pinterest
Etichette: la TAVOLA del CAPPUCCINO

venerdì 2 ottobre 2015

il MONCO di SAN FERDINANDO: IGNAZIO TORRACA il RE della CABALA

il MONCO di SAN FERDINANDO: IGNAZIO TORRACA
A San Ferdinando di Puglia il “monco” declama un ambo vincente alla folla, La Tribuna Illustrata, 21 febbraio 1926
il monco di san ferdinandio
il monco di san ferdinandio
il monco di san ferdinandio
il monco di san ferdinandio
il monco di san ferdinandio
Quando Ignazio Torraca morì, ad accompagnarlo al cimitero di San Ferdinando di Puglia furono in pochi. Qualche vecchio amico che con lui amava degustare un buon bicchiere di vino pensando al tempo in cui il nome di Ignazio Torraca comparve su tutti  giornali italiani e il centro balzò alla ribalta della notorietà. Chi era Ignazio Torraca? In pochi ricordano oggi il suo nome, ma nel 1926 questo semianalfabeta portò la rivoluzione in molte case, minacciò di sbancare lo Stato e, quando la sua stella si spense, fece versare fiumi d’inchiostro sul suo insolito caso. Qual era, dunque, la straordinaria capacità di quest’uomo che produsse un vasto fenomeno di follia collettiva e tolse la pace e il sonno agli abitanti del noto, allora, centro vinicolo pugliese, oggi famoso soprattutto per una fortunata Sagra del Carciofo. Ignazio Torraca sognava numeri al lotto. Per un lungo periodo questi numeri non uscivano, poi le cose cambiarono: i numeri sognati venivano puntualmente estratti sulla ruota da lui indicata. Ebbe inizio, allora, la pazza corsa ai botteghini del lotto… - Per chi non avesse mai sentito parlare del monco e del metodo scrivo qualche informazione: Chi era questo monco? Era un nullatenente di nome Ignazio Torraca che abitava a San Ferdinando di Puglia negli anni 20. Lo chiamavano il monco perché durante la festa del paese gli è venuta a mancare una mano a causa di una bomba. Il monco per 20 estrazioni di fila ha fatto vincere mezza Italia. La gente veniva da tutto il mondo per avere i numeri del monco. Allora Mussolini, per non rovinare le casse dello Stato, tolse un numero alla ruota.
IGNAZIO TORRACA: IL MONCO DI SAN FERDINANDO Nacque nel 1872 a San Ferdinando di Puglia. Nel 1925, in un incidente sul lavoro, subì l’amputazione traumatica di un braccio. Non potendo più lavorare, passava il suo tempo a “studiare” (pur essendo semi¬analfabeta) le Estrazioni del LOTTO. Parlando con alcuni amici, affermò di avere scoperto un metodo per “prevedere” i numeri che sarebbero sortiti il sabato successivo, “manipolando”, con i suoi strani e incomprensibili calcoli, i numeri estratti il sabato precedente. La cosa curiosa era che “azzeccava” quasi sempre le sue previsioni. La sua fama di “previsionista” si sparse in tutta San Ferdinando, poi in tutta la Puglia, e poi in tutta Italia. La notte di Natale del 1925 indicò UN AMBO che “sarebbe uscito” il 2 gennaio 1926; cosa che avvenne regolarmente! Alla estrazione successiva, il 9 gennaio, “azzeccò” un altro AMBO. Gli inviati di numerosi giornali italiani facevano a gara per intervistarlo. Ad alcuni di essi, Torraca “rivelò” che nella estrazione del 23 gennaio 1926 sarebbe sortito, in una delle Ruote, il TERNO 21¬54¬82. Cosa che effettivamente si verificò! Avendo saputo di lui, Mussolini gli mandò una sua foto con dedica autografa! Torraca continuò ancora per qualche anno a vincere e a fare vincere. Ma, ad un certo punto, la sua “parabola” cominciò la fase discendente, ed egli non azzeccò più una “previsione”. La gente, ben presto, si dimenticò di lui. Ignazio Torraca morì, poverissimo, quasi novantenne, nel 1960
Antonio Baldini
Ignazio Torraca raccontato dallo scrittore rondista Antonio Baldini* San Ferdinando di Puglia Giovedì 11 febbraio (1926).
Tutto il paese di San Ferdinando da qualche settimana gira come impazzito intorno al monco (o’ stumbo) che dà i numeri a lotto. In paese, e per largo giro intorno al paese, nelle province di Bari e di Foggia, d’altro non si vive e d’altro non si parla. Se anche questa settimana Ignazio Torraca fa tanto di indovinare buoni numeri, non si sa quello che potrà succedere. Da qualche giorno corre voce che quelli di Andria meditino di fare un colpo trafugando a San Ferdinando il cabalista divinatore, e il Torraca è perciò guardato a vista notte e giorno dai suoi giannizzeri. Appena un forestiero s’avventura per via Borgo, dove è l’abitazione del monco, le donne escono fuori da tutte le porte a guardarlo in cagnesco. Il monco ha con sé, per segnale d’allarme, una tromba. L’altra notte una bimbetta, senza sapere quello che faceva, vi dette fiato, e giannizzeri e popolo gremirono la strada. Sono attesi rinforzi di pubblica sicurezza. A Foggia e a Bari sono state anche prese misure per regolare l’afflusso dei giocatori ai botteghini nelle giornate di domani e di sabato. Le autorità locali sono preoccupate: ciò che non toglie che anch’esse allegramente giochino e vincano. Sindaci, carabinieri, curati, il sottoprefetto di Foggia, l’intendente di Finanza, i ricevitori del lotto, un deputato, hanno giocato e hanno vinto. I sindaci della provincia hanno telegrafato a quello del fortunato paese, cav. Lopopolo, per avere buoni numeri in tempo, i farmacisti al farmacista, i parroci al parroco, i marescialli dei carabinieri al maresciallo. In questi ultimi dieci giorni l’ufficio postale di San Ferdinando ha sbrigato il lavoro di cinque anni. Da quando s’è cominciata a diffondere la notizia del terno vinto due settimane addietro, decine di migliaia di lettere, espressi, raccomandate e migliaia di telegrammi con risposta pagata sono pervenuti a San Ferdinando. Ignazio s’è trovato ben presto nell’impossibilità di sbrigare una corrispondenza di questa mole. Da qualche giorno, due ragionieri gli fanno, nelle ore libere d’ufficio, da segretari, ma non arrivano a leggere che una minima parte di tante missive.
Queste sono su per giù tutte di un tono. Tutti piangono miseria, raccontano i loro guai, si raccomandano al buon cuore del monco, e finiscono col promettere magnifiche ricompense. Storpi e mutilati si richiamano alla solidarietà del monco, ragazze senza dote, studenti che hanno dovuto interrompere gli studi, nobili che hanno avuto dei rovesci di fortuna sentono il bisogno di rivolgersi al cabalista, al divinatore, al mago, al taumaturgo. Solo a leggere gli indirizzi, i timbri dei paesi di provenienza e le testate delle buste c’è da strabiliare. Una principessa che alloggia in uno degli alberghi di Roma implora dal monco dei numeri, e ci sono buste della Camera dei Deputati. Non c’è regione d’Italia che non sia rappresentata. Telegrammi sono giunti da Nuova York, da Parigi, da Brusselle, d’italiani emigrati. Chi manda cinque o dieci lire, per le spese di posta, e chi più vistose regalie. Un tale scrive da un paese del Gargano per dire che, avendo saputo che il cabalista trascorre la sua vita solo con la madre e la sorella, offre loro illimitata ospitalità in casa sua. Né mancano proposte di matrimonio. Qualcuno ha mandato pacchi di cioccolata. L’ufficio postale di San Ferdinando è pieno di mucchi di lettere ancora giacenti e l’apparecchio telegrafico sviluppa all’infinito la sua strisciolina di carta per significare a tutte le ore la stessa cosa. Do un piccolo saggio di siffatto genere epistolare. (Da Campobasso). – Avendo appreso dal Giornale d’Italia lo spirito profetico del Sig. Ignazio Torraca di cotesta città, e del quale lei gode in special modo la fiducia devota, mi rivolgo alla sua cortesia perché mi voglia far sapere la sospirata quaterna di questa settimana che sarà data dal Sig. Torraca. Non mi chiami inopportuno: voglio anche io tentare la fortuna, e se mi riesce favorevole non sarò da meno degli altri nel fare il mio dovere. (Da Terni). – Lo scrivente è padre di 8 figli e non sa più come lottare per procurarle un pezzo di pane, così si rivolge a Lei che è il beniamino del Moncherino per avere sia pure un ambo che può essere anche utile a me. Scusi tanto dell’arbitrio che mi sono preso rivolgendo a Lei questa mia e ciò è stato perché ho letto sul Giornale d’Italia che Lei andando a Foggia ha dato a diversi i numeri del moncarino e per questo lo credo di animo generoso e buono e così spero che vorrà essere anche per i miei figli. Gli prevengo che qui il gioco finisce al venerdì sera.
(Da Roma). – Una famiglia pugliese numerosa di 11 persone priva di padre composta di sette donne e quattro maschi, tre dei quali piccoli, rivolge caldissima preghiera alla S. V. affinché il Sig. Torraca si degna far conoscere e tentare a tempo la fortuna al lotto coll’inviare dei numeri suoi promessi. Assicuriamo al Sig. Torraca adeguata ricompensa. Per una relativa risposta le accludo anche i medesimi francobolli. (Da Roma). – Impressionato da tanto clamore fatto intorno all’ormai celebre moncherino di S. Ferdinando di Puglia mi permetto disturbare Lei affinché possa usarmi la gentilezza di farmi recapitare la tanto attesa quaterna che sarebbe la 3 rivelazione del fenomeno cabalista. Perdoni il disturbo che credo, come per mia causa, ne avrà avuto già altro, e chissà quanto, da tutte le parti d’Italia nostra. Non le stupirà certo questa mia perché quando si tratta di avere una probabilità che può diventare certezza anche i più scettici si scuotono e l’odore di una buona vincita fa ardimentosi e anche seccanti. In caso di buona riuscita mi impegno a ricompensare degnamente il su citato disgraziato fisicamente ma tanto fortunato o per dir meglio portafortuna. Il capo dell’ufficio postale, che non ha vinto solo perché non ha voluto giocare (ma questa settimana anche lui giocherà), non sa più dove mettere le mai. Allegrissimo è per contro il procaccia che in due settimane ha vinto trentaquattro mila lire. Le ha riscosse stamane e mi fa vedere il pacco dei bigliettoni agitandomeli sotto il naso. Le vincite grosse sono poche: la maggiore è quella, in due volte, del comm. Piazzolla, di cinquecentoventicinque mila lire; poi vengono quelle del calzolaio Leone, dell’avv. Di Leo e del commerciante Fiordelisi, sopra le centomila lire. Molte sono quelle intorno alle ventimila. Chi ha vinto di meno si vergogna quasi di confessarlo. Il capoguardia del Comune mi diceva di non aver vinto niente; ho poi saputo che per lui quel niente erano seimila lire.
Mentre in tempi normali il botteghino di San Ferdinando incassava ogni settimana qualche cosa come sei o settecento lire, in queste ultime settimane ne ha incassate oltre diecimila: e questo è nulla perché le giocate più vistose i signorotti del luogo le vanno a fare, la sera del venerdì e la mattina del sabato, a Foggia, a Bari, a Trani, a Barletta. Il botteghino di San Ferdinando è affollato tutta la settimana, per quanto i numeri il monco li riveli per solito solo gli ultimi giorni: e questo succede perché i sanferdinandesi sono divenuti tutti un po’ cabalisti. Li vedi in piazza, che è una piazza immensa fatta apposta per fermarcisi a cabalizzare, con in mano i loro calepini dove hanno impostate le loro batterie, dove hanno costruito la loro piramide sulla base degli estratti dell’ultima ruota di Napoli. Sulle prime, gli altri tre o quattro cabalisti di grido in San Ferdinando masticavano male e pareva che avessero grandi obbiezioni da fare al monco. Ma dopo la vincita del terno hanno rinfoderato tutti i loro argomenti. Un impiegato del Comune, si schermiva, sorrideva, e diceva che la cabala del monco era una cabala rispettabile come tutte le altre , ma che in più il monco doveva essere direttamente assistito dagli Enti superiori, il che è fuori della retta cabala. A Napoli, vera mecca dei cabalisti, il monco viene sdegnosamente boicottato. Sulle pareti delle osterie, dei caffè, degli uffici, si vedevano scritti numeri e numeri, a matita. In terra, pezzi di bollette e di giocate stracciate. I numeri si respiravano nell’aria e cominciavano pian piano a girare per il cervello. Si notavano in giro facce di burloni e facce, molto scure: si sente che sarebbe terribile se la cosa si prolungasse. La gente, che la più parte dovrebbe lavorare i campi, passa la giornata in piazza: e all’ultimo momento impegna e vende per pochi soldi masserizie, lenzuola o sta una giornata senza mangiare per giocare i numeri. Un vizio poi chiama l’altro. Ed al circolo di San Ferdinando quello che si è vinto al lotto, si gioca al baccarat con la facilità con la quale si gioca il denaro che non è costato fatica: una Montecarlo villereccia e scalcinata. Una piazza di ciondoloni e girandoloni senza più mercato, sfibrata, eccitata, disorientata e solo beata di veder ogni tanto traversare in piazza lo Stumbo. Dicesi che il monco abbia minacciato il Governo, quando questo non si decida a portare la ferrovia da Trinitapoli a San Ferdinando, di sbancarlo a furia di terni e quaterne vinte dai sanferdinandesi.
Ignazio attraversa la piazza, scortato dalla guardia del corpo. Risponde misuratamente al saluto dei paesani. Tiene abitualmente il moncherino in tasca. La mano destra la perdette da ragazzo per acchiappare una bomba di carta in una festa di fuochi paesani. Ora gli hanno ordinata una mano meccanica all’istituto Rizzoli di Bologna. Da che è divenuto una illustrazione nazionale gli amici gli hanno fatto obbligo di farsi vedere in giro correttamente vestito di nero. Porta il cappello un po’ sugli occhi che hanno una sguardo nerissimo, di statura un poco sotto la media, procede fiero e impettito, ascolta molto, parla poco. Ha di quando in quando gesti risentiti. Nero di pelo, volto fortemente abbronzato, testa stretta e le labbra grosse e sporgenti, aride e quasi sempre dischiuse, ombreggiate dai baffi tagliati all’americana. Quando parla scopre degli sgradevoli denti color ruggine. Dicevano che era una persona normale, d’intelligenza comune, d’indole buona e generosa. In altri tempi fu segretario della Camera del Lavoro, parlava e si ascoltava volentieri, in piazza, sul palco della musica, e dicono che egli allora tenesse un po’ del tribuno. Ha 33 anni ed ha fatto la sesta elementare; non legge romanzi ma libri di matematica (dice lui), e di professione ha fatto il pedagogo, insegnando a leggere e a scrivere a qualche ragazzo, dietro compenso di 2-3 lire la settimana: con questo sosteneva la madre e la sorella. Afferma sempre di lavorare per il popolo, deplora che i forestieri e quelli che hanno già qualcosa si avvantaggino della sua divinazione: «Chi è barone si contenti di essere barone». Anche si preoccupa che un ricco facendo una puntata eccessiva possa guastare la felicità di tutti: «Se lei gioca 10.000 lire sbanca il Governo». Ho dovuto tranquillizzarlo.
la tavola del monco di san ferdinando
Quella TAVOLA  è nota come la “Tabella dei trappisti” un ordine religioso che, a cavallo degli anni ’50 era largamente presente nel Sud Italia. Qualche bontempone (usiamo questo termine per carità cristiana …) ha inteso spacciare questa tabella come eredità di un personaggio realmente esistito “Il Monco di San Ferdinando” (un disabile vissuto nel primo dopoguerra nel paese di San Ferdinando di Puglia), ricamandoci sopra storie e storielle di bassa tacca. Ma è un falso clamoroso. La tavola, che presentiamo, è opera di un non meglio identificato frate “trappista” e ve ne è ampia traccia tra gli studiosi “seri” ed i cultori del lotto.
Pubblicato da Unknown alle 23:57 Nessun commento:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su FacebookCondividi su Pinterest
Etichette: il MONCO di SAN FERDINANDO: IGNAZIO TORRACA
Post più recenti Post più vecchi Home page
Iscriviti a: Post (Atom)

Modulo di contatto

Nome

Email *

Messaggio *

MATTO per il GIOCO del LOTTO

MATTO per il GIOCO del LOTTO
MATTO da LEGARE per il GIOCO del LOTTO

Informazioni personali

Unknown
Visualizza il mio profilo completo

Lettori fissi

Powered By Blogger

benvenuti nel mio blog

1159

Etichette

'NGRELLE :Il suo Dio era la cabala. (1) ANEDDOTI (1) ANTICHE RICEVITORIE del LOTTO (1) ARCHIVIO STORICO GIOCO del LOTTO CITTA' di TORINO (1) ARTISTI (1) AVVENTURIERI (1) BANCOLOTTO A MANO (1) barzellette vignette (1) biglietti portafortuna (1) CAFOLOTTO (1) CAMERA CAFE' (1) Carlo di Borbone fece diventare il lotto Il gioco delle zitelle. (1) cartoline (1) ​Casamia (1) COSI 'PARLO' BELLAVISTA: il SOGNO - il MISTERO di DON GAETANO (1) CURIOSITA' (1) DICKENS CHARLES (1) DIPINTI PITTURE INCISION (1) DOMENICO MANNA (1) DON PIETRO RUTILI-ANTONIO LONGO-DON NICOLA il POLACCO- PIETRO G.P.CASAMIA (1) DREAMING by NUMBERS (1) EDUARDO PEPPINO e TITINA DE FILIPPO (1) Federico Patellani (1) FERNANDO DI BERARDINO (1) francobolli (1) GABRIELE D'ANNUNZIO (1) GIACOMO CASANOVA (1) GIACOMO LEOPARDI (1) GIACOMO PUCCINI (1) GIOCARE d'AZZARDO (1) gioco del lotto (1) GIUSEPPE BALSAMO il CONTE di CAGLIOSTRO (1) I Santi nel gioco del lotto (1) il FURTO è l'ANIMA del COMMERCIO? (1) il GIOCO del LOTTO a NAPOLI (1) IL GIOCO DEL LOTTO A PIACENZA (1) Il gioco della lotteria nella Toscana dei Medici (1) il monaco cabalista (1) il MONCO di SAN FERDINANDO: IGNAZIO TORRACA (1) il PAESE di CUCCAGNA (1) il SOGNO di GENNARO (1) Il TRIANGOLO di TARTAGLIA nel GIOCO del LOTTO (1) il VENTRE di NAPOLI (1) illecito gioco lotto 1895 (1) l'astronomo che profetizzava i numeri del Lotto (1) l'UOMO della FORTUNA (1) La dea bendata è volubile e capricciosa (1) LA SMORFIA (1) la SMORFIA: SAN GENNARO - TU NON C'ERI! (1) la TAVOLA del CAPPUCCINO (1) La VITA SEGRETA del TRIFIDE (1) lotto in irpinia (1) MATERIALE ANTICO GIOCO LOTTO (1) MATILDE SERAO (1) Napoli (1) NOVITÀ del GIOCO del LOTTOla FABBRICA della SPERANZA (1) osvaldo manara lottologo (1) PERSONAGGI (1) POETI (1) PREGHIERE e RITI MAGICI (1) PSICOMDRAMMA LOTTO (1) racconti gioco lotto (1) RICEVITORIE DEL LOTTO (1) SCRITTORI (1) TERNO SECCO (2) TESI di LAUREA (1) ZIO ANDREA - "IL LOTTOLOGO" ASSISTITO (1)

Archivio blog

  • ▼  2018 (4)
    • ▼  novembre (1)
      • Il bancolotto ad Avellino: le origini del gioco in...
    • ►  agosto (1)
    • ►  luglio (1)
    • ►  gennaio (1)
  • ►  2017 (7)
    • ►  novembre (4)
    • ►  ottobre (2)
    • ►  aprile (1)
  • ►  2016 (7)
    • ►  dicembre (1)
    • ►  novembre (2)
    • ►  ottobre (1)
    • ►  marzo (1)
    • ►  gennaio (2)
  • ►  2015 (24)
    • ►  dicembre (2)
    • ►  novembre (10)
    • ►  ottobre (12)

Post più popolari

  • la TAVOLA di DON PIETRO RUTILI-la TAVOLA SETTENARIA-MANOSCRITTO di DON NICOLA il POLACCO-la SCIENZA dei LOTTI del CABALISTA VENEZIANO PIETRO G.P.CASAMIA
  • il MISTERO della TAVOLA del CAPPUCCINO di PADRE EMIDIO CORI
  • FERNANDO DI BERARDINO
  • il MONCO di SAN FERDINANDO: IGNAZIO TORRACA il RE della CABALA
  • il MONACO CABALISTA
  • i GRANDI MAESTRI del LOTTO: OSVALDO MANARA
  • ZIO ANDREA - "IL LOTTOLOGO" ASSISTITO
  • Il bancolotto ad Avellino: le origini del gioco in Irpinia
  • ARCHIVIO STORICO MATERIALI RICEVITORIA LOTTO
  • Il gioco della lotteria nella Toscana dei Medici - Carlo di Borbone fece diventare il lotto Il gioco delle zitelle.
travoltodai90numeri. Tema Filigrana. Powered by Blogger.