giovedì 7 gennaio 2016
venerdì 1 gennaio 2016
La VITA SEGRETA del TRIFIDE
“Il Trifide gioca al lotto”
- Ecco pronta ‘a Sette Staggioni calla calla per il padron polipo!
Cirillo ‘o Pizzettiere scodellò sulla scrivania del Trifide una massa informe piena di mozzarella alla diossina, pommarola cinese, melanzane olandesi, peperoni turchi, funghi allucinogeni, carciofini del Senegal, olive di plastica, acciughe di montagna e l’immancabile salsiccione di carne di cane: una delizia insomma, trasudante grasso e colesterolo come piaceva al padrone.
Cirillo ‘o Pizzettiere ristora l’inappetente
Trifide con na mezza porzione
di Pizza alle 6 stagioni con rinforzo di 1.
Solitamente la pizza sette stagioni di Cirillo sortiva un effetto quasi miracoloso sull’umore del Trifide ma stavolta il Polipone la degnò appena di uno sguardo distratto, rovistò negli ingredienti con indifferenza, rincorrendo annoiato un’oliva su e giù per tutta la pizza e con l’unico occhio che sembrava perduto verso pensieri lontani.
Cirillo lo osservò attentamente, poi, con la perspicacia tipica dei napoletani, capì al volo che c’erano rogne in vista e che nuvoloni neri si addensavano sulla testona del Trifide.- Capo, vu’ avìte nu problema di quelli grossi assaje, dicidincello allo Cirillo vostro…
Il Verdastro esalò un sospiro che sterminò una colonia di formiche avventuratesi sul tavolo alla ricerca di cibo e trovò il coraggio di liberarsi dal peso che lo opprimeva da settimane.
- Ciri’, stiamo sotto Natale, non abbiamo quattrini e per aprire il circo devo ingaggiare nuove attrazioni; le attrazioni con che le ingaggio, con una fetta di pizza sette stagioni? Lassame murì, so’ disperato!
E tentò il suicidio addentando dalla pizza una vongola mannara pescata a Marghera, che rispose da par suo barricandosi nel suo guscio rosa e sputandogli una mistura di idrocarburi e salsedine.
La Vongola Mannara dell’Alto Adriatico è una particolare evoluzione della tellina comune, deve il suo nome all’habitat naturale individuato nelle sabbie generose del canale Petrolchimico di Marghera, da sempre terra vocata alla riproduzione di specie rarissime, addirittura mai viste prima.Questo esemplare è un cucciolo di pochi giorni, lo si riconosce per il delicato colore rosa che da adulto si trasforma in blu elettrico intermittente.Le barbule licantrofile e le appendici deambulatorie sono appena visibili, sputa solo a 80 centimetri fino a tre anni di età. Commestibile solo dai Trifidi
Non gli riusciva nemmeno di morire…Cirillo scosse la testa con aria saputa, lui era abituato a ben altri problemi, gli bruciavano il negozio un mese si e uno no, doveva dare metà dell’incasso a degli strani amici e quindi le idee per sbarcare il lunario erano la sua specialità da prima di nascere.
- Capo, quando tenimmo nu problema grosso assai noi pregamo a San Gennaro e giocammo a o’ banco lotto!
Il Trifide lo guardò, rimase per un pò pensieroso, ignaro di un filo di mozzarella indurito che collegava a guisa di funicolare la sua bocca con il piatto del pizzone. La scena pareva di grande intensità ad un occhio disattento perchè il futuro GT sembrava riflettere attentamente sulla proposta mentre in realtà non aveva capito assolutamente nulla; la lingua di Cirillo era francamente incomprensibile.Gli fece cenno perciò di ripetere tutto daccapo e poi ancora e ancora e quando, alla sesta spiegazione, la confusione fu finalmente totale nella sua testona verde, d’improvviso capì.
- Date retta a Cirillone vostro e fatte accussì… mo’ ve magnate a’ pizza sana sana con un bicchierone di Quasivino colorato per completare, quella v’arremane sullo stommico e ve ne jete a durmi’, a’ pizza ve dà l’enzuogne, quanno ve svejate currete a o’ banco lotto, raccuntate l’inzogne, chillo d’o banco ve da i nummeri e vu veli jucate, chille escono e vu site salve, fate accussì, semplice no?!
Il Trifide lo guardò, rimase per un pò pensieroso, ignaro di un filo di mozzarella indurito che collegava a guisa di funicolare la sua bocca con il piatto del pizzone. La scena pareva di grande intensità ad un occhio disattento perchè il futuro GT sembrava riflettere attentamente sulla proposta mentre in realtà non aveva capito assolutamente nulla; la lingua di Cirillo era francamente incomprensibile.Gli fece cenno perciò di ripetere tutto daccapo e poi ancora e ancora e quando, alla sesta spiegazione, la confusione fu finalmente totale nella sua testona verde, d’improvviso capì.
-Massì – pensò – peggio di così si muore e perso per perso seguiamo il consiglio di Cirillo.
Ritrovato d’incanto l’appetito e l’allegria, si schiafranò l’intera pizza e per ben disporre il sogno ed evocare numeri fortunati si concesse mezza bottiglia di simil-limoncello e due sfogliatielle avariate che non tardarono a sortire effetto…
Con un mal di pancia da paura filò a dormire e il sogno non si fece attendere, venne davvero e lui al risveglio dopo una notte di tregenda si preparò a raccontare ciò che gli era apparso nel sonno.
Il banco del lotto era una novità per lui, si fece spiegare per filo e per segno da Cirillo quanto avrebbe dovuto fare per poter giocare il sogno fortunato e si persuase che fosse come andare a comperare le sigarette dal tabaccaio: “vado, entro, dico i numeri, dò i soldi e me ne esco col biglietto” pensava.
Tutto contento e soddisfatto si avviò con passo deciso verso la nuova avventura di giornata e mai avrebbe immaginato di trovare quello che vide in seguito…
Una folla oceanica attendeva di potersi giocare i numeri sognati, ognuno in cuor suo convinto che un trisavolo transitante nottetempo o la suocera materializzata in un incubo avesse rivelato solo a lui le combinazioni per cambiare vita e dare un calcio alle preoccupazioni. Il Trifide osservava sgomento la vociante muraglia umana in cerca di fortuna…
Capì immediatamente che lui, povero abitante di un mondo lontano simile alla ordinata Svezia ove le file sono al massimo di due persone, non avrebbe mai potuto competere con quella marea di invasati che sgomitavano, si insinuavano, spingevano, urlavano, tentando di arrivare allo sportello del Banco prima degli altri, non importava capire che con un pò di ordine tutti avrebbero perso meno tempo, l’importante era avere la sensazione di avere fregato qualcuno, come sempre.
Ma il Verdastro non si perse d’animo, riflettè giusto un attimo e si napoletanizzò immediatamente, salì sulla balaustra superiore e di li, agitando un tentacolo, indicò un punto indefinito all’orizzonte e urlò con quanto fiato aveva in gola
-Guagliooooo currète, ci stà a Maradona, ci stà a Maradonaaaaaaaaa, Maradò è meglio ‘e Pelèeeeeee!
Con un boato terrificante la folla fece dietro-front, si riversò come un esercito di lemming verso la direzione indicata e sparì in una nuvola di polvere, lasciando il banco lotto deserto e pieno di cartacce come alla fine di una giornata a Wall Street.
Il Trifide finalmente potè ricomporsi e con un aplomb degno di un lord inglese fece ingresso nella ricevitoria, dove avrebbe dato un calcio alla sfortuna e coronato il sogno di diventare milionario, i numeri erano con lui, non avrebbe fallito l’appuntamento con la dea bendata!
Lo accolse il gestore Fefè, un tipo cerimonioso coi baffetti alla Larry Niven e i capelli impomatati come Larry Niven, anzi, pareva proprio Larry Niven con un mitra in mano (diceva che coi tempi che corrono era meglio “stare accuorti”).
Fefè stava dietro un piccolo banco di fòrmica e questo banco per dare un tono di ufficialità era munito di un vetro verticale che separava Larry Fefè Niven dai clienti, si parlava attraverso un foro circolare praticato nel vetro.
L’atmosfera era irreale, il Trifide si chiese come mai ci fosse un foro in basso per parlare visto che bastava alzare la testa e si poteva direttamente conversare col gestore scavalcando il vetro che gli arrivava si e no all’ombelico, ma rinunciò a chiedere, l’importante era avere i numeri…
Il resto della stravaganza della scena era rappresentato da alcune inquietanti donne che stazionavano nei pressi del banco, come fossero in attesa di qualcosa, parevano comparse di un funerale. Erano delle specie di dipendenti della ricevitoria.
Il casting delle Vocianti, prototipi delle veline dei nostri giorni in attesa delle rivelazioni del Trifide…
Finalmente il gestore si rivolse al Polipone e lo invitò ad esporre il sogno, ci avrebbe pensato lui a trasformare i segni in numeri giocabili, anni e anni di smorfia lo avevano trasformato in un oracolo inarrivabile.
Il Trifide si calò benissimo nella parte e iniziò a parlare napoletano stretto.
- Agge fatte n’inzogne strano assaje e vurria ave’ e nummere
- Raccontate zigno’
- Era a’ festa…
- ‘A FESTA, ‘A FESTA, SI ‘NZOGNO’ ‘A FESTAAAAA.
Improvvisamente le pie donne si animarono gesticolando, facendo voci e commentando all’unisono gli accadimenti, si capì che ogni volta che qualcuno proclamava un particolare del sogno avuto questa specie di coro gospel nerovestito si alzava d’improvviso come tarantolato, ripeteva le parole udite e immediatamente si risedeva tornando trepidante in attesa del racconto. - Che festa? San Gennaro, San Pasquale, San Procopio, che festa?
- E che ne so io? Era festa, c’erene palluncine, bandierine, stelle filante, na’ festa, di più nin zo.
-PALLUNCINEEEE SI ‘NZOGNO’ PALLUNCINEEEEE
- Continuate…
- C’era tanta gente ma io mi accorsi di uno solo, in un angolo, nu tenente…
-’O TENENTEEEEEEE, ‘O TENENTEEEEEEE
- E che faciva stu’ tenente?
- S’ammagnava na’ buatta de’ fasule (fagioli) e…
-E FASULEEEEEEEEEEEEE, E FASULEEEEEEEEEEEEE
- E…?
- E…ehm…ehm…e…ehm…
A questo punto il Trifide si bloccò, divenne rosso peperone perchè non gli andava di rivelare un particolare del sogno, non era cosa, c’erano delle signore presenti e pure il gestore non era persona conosciuta, insomma si vergognava, ignaro che a Napoli ogni e qualsiasi dettaglio era necessario per la buona riuscita dell’auspicio e che ogni omissione poteva compromettere l’esito dell’estrazione dei numeri.
Il gestore comprensivo venne in soccorso e, giurando sulla testa del cliente di mantenere il segreto, avvicinò l’orecchio al buco nel vetro e si fece dire sottovoce il motivo di tanta riservatezza.
-Vabbuò, voi non vi dovete vergognare, allora, tenevate ‘na buatta ‘e fasule e nu tenente, che faciva stu tenente?
Con un filo di voce il Trifide esalò:
- S’aggrattava i’ ppalle…
Il gestore del banco lotto fece un gesto di compiacimento, come di cosa già sentita, e contravvenendo subitaneamente al vincolo di segretezza informò immediatamente il pubblico in attesa del responso
- ‘E PPALLE ‘O TENENTEEEEEEE, ‘E PPALLE ‘O TENENTEEEEEEE!
Finalmente la tortura ebbe fine, il povero Bietolone tutto sudato riprese un pò di colore abituale e si rese conto del perchè ci fosse stata tutta quella folla in precedenza, giocare i numeri era una specie di avventura e ci voleva molto tempo per raccontare le cose proprie a tutti, altro che le macchinette di adesso…
- Tenimmo o’ terno da jucà: 20 a’ festa, 10 e’ fasule e 30 ‘e Ppalle d’o Tenente, su che rota?
- Nin zo, vu ch’a suggerite?
- Facimmo su tutte, ma duvite juca deppiù pecchè sennò vincite de mmeno.
- Con diecimila lire quanto vinco?
- Quattro mijoni, poco cchiu’.
L’occhio della Verza ebbe un lampo di cupidigia, oggi ci sembra somma modesta, ma nell’86 era una cifretta sufficiente a tirar fuori dai guai lo scombiccherato circo Trifidesco.
Subito il nostro eroe allungò una banconota consunta e sporca d’unto ed in cambio ebbe un foglietto con i tre magici numeri segnati sopra, ora non restava che aspettare l’estrazione del 27 dicembre e passare i pochi giorni rimanenti di festività nell’attesa che avvenisse il miracolo…
Sognando i dieci comandamenti, la rosa dei venti e i trenta denari, il Trifide crollò tra le braccia di Morfeo, Dio che giornata che aveva avuto!
“Il Trifide vince al banco lotto”
Passarono così ore ed ore di oblio, il Trifide che aveva preso una botta di sonno, stanco per la fila, l’ansietà ma soprattutto per la notte terribile passata, nonappena aveva ritirato il foglietto della giocata s’era afflosciato come una vescica credendo di trovarsi nel suo lettone dentro la roulotte fucsia, aveva scambiato una scomoda panca di plastica coreana per il suo soffice materasso di crine di dromedario albino e si era addormito sempre stringendo in mano il foglietto della speranza…In quel tempo sospeso arrivarono sogni ed incubi per il polipone verde, il suo cervello non funzionava come per gli umani che di giorno elaborano pensieri e le notte cadono in coma, la notte del Trifide era di grande qualità e tutte le 4 dozzine di neuroni di cui era provvisto (su Triffid Planet era una specie di genio) lavoravano come cinesi per presentargli mondi fantastici.A dire il vero l’inizio onirico non fu dei più incoraggianti, forse la stanchezza, forse la fame, ma il suo destino non pareva dei più rosei.
In piena fase REM, il povero Trifide subisce l’onta della pignatta…
Dibattendosi nel letto per liberarsi da quella poco dignitosa prospettiva si agitò e lottò contro delle carote e dei limoni assassini, gli pareva di annegare nel brodo. Poi riuscì chissà come a liberarsi da morte sicura e rinvigorito dallo scampato pericolo risolse il problema della fame atavica che lo affliggeva, si sentiva in piena forma
Scampato il pericolo ed evitata l’umiliazione culinaria, il Trifide prosegue le avventure notturne ponendo rimedio da par suo al senso di appetito che lo affligge da quando è nato.Provato a bussare educatamente all’ingresso e resosi conto che la notte il supermarket è chiuso si decide per un intervento drastico….Pericolo scongiurato!
Ed infine rifocillato e di nuovo ottimista sognò di tessere nuove ed interessantissime relazioni diplomatiche coi terrestri di nuovo diventati amici…
Il Trifide esplora nuovi territori e instaura proficui colloqui con specie terrestri a lui sconosciute.
Vincendo la naturale repulsione per il contatto ravvicinato con esseri di così ripugnante aspetto, riesce persino ad abbozzare un’espressione di compiaciuto interesse…
Esempio di tolleranza, rigore scientifico e mancanza di pregiudizi razziali.
Stava sul più bello di questa nuova esplorazione quando nel sogno gli parve ad un certo punto di udire una voce lontana, forse il suo fido Anusak che veniva a portargli una bibitina corroborante o magari la sorella gemella della misteriosa terrestre che veniva pure lei a conoscerlo?Ma la voce non pareva molto propensa a collaborare all’atmosfera fatata e continuò fastidiosamente ad ingigantire di tono fino a prendere vita in una cacofonia di suoni sgradevoli per le orecchie delicate di padron Polipo.
Qualcuno lo stava scuotendo insistentemente per i tentacoli!
- Ueeee guaglio’ ve ne volete andare si o no? Ma che ve siete addurmito dinto a’ o’ banco lotto? Maronna a sti’ mmuort e’ffame, jatavene scio’ scio’, russate come una locomotiva, mi spaventate i clienti”
Era il truce gestore del banco lotto (NDR: che assomigliava in modo inquietante a Renato di Uraniamania) che non ebbe pietà delle sue ultime immagini che svanivano, afferrò una ramazza e letteralmente lo scopò fuori del locale assieme a cicche, siringhe e cartacce varie.
Che inzio di giornata per il povero Carciofo, ancora intontonito per il sonno bruscamente interrotto riprese il cammino nella città in festa…
Era vigilia infatti, ma le feste di Natale non gli cambiavano di un etto la vita, la miseria era tanta e l’unica variazione nel gramo menù sarebbe stata una dose maggiore di salsiccione di cane e mozzarella alla diossina sulla pizza sei stagioni che il buon Cirillo preparava ogni sera per lui.
Ma lui era comunque fiducioso, palpeggiava il foglietto di carta che tenava in tasca con numeri giocati e già sognava i 4 milioni… Aveva voglia di festeggiare ma con cosa?
Aprì il borsellino e ne usci’ solo una tarma insieme a due monete da 500 lire, una somma davvero miserrima per concedersi un extra, le diecimila lire versate al banco lotto lo avevano svenato.
Stava per arrivargli la solita crisi di malinconia trifidica senza rimedio quando d’improvviso si bloccò di scatto, paralizzato nell’atto di annusare l’aria come un abitante di Pompei sorpreso dal Vesuvio a scaccolarsi; una molecola di odore colpì il peduncolo che usava per naso e immediatamente il processore nasale identificò come Fonte Commestibile di grado 8 (il massimo) la fonte di quell’effluvio di paradiso.
STRUFFOLI!
Della migliore qualità!
Sbavò letteralmente al pensiero dello squisito dolce napoletano: soffici palline di pasta, ricoperte di miele e codette multicolori e non potè resistere, stringendo il suo magro peculio entrò nella rinomata pasticceria La Casa dello Struffolo…
Si accostò al bancone con lo sguardò avido, salivando come un cammello, e indicò con un dit…ehm..con un tentacolo tremante una invitante montagnola di dolci mostrando fiducioso 500 lirette per l’importante acquisto
La commessa guardò la somma modesta e gli struffoli, di nuovo incrociò con gli occhi monete e struffoli, fece un sospiro di umanissima pietà, infine afferrò un cartoccio di quelli piccoli e vi versò due cucchiaiate abbondanti del rinomato dolce napoletano, ammiccando:
- Con cinquecento lire dovrei darvene solo una cucchiaiata, ma dumane è Natale noi simmo umane, tenìte e festeggiate anche vvuie…
Il Trifide inverdì di fronte a tanta generosità ed afferrò il cartoccetto che mise nella saccoccia dello sdrucito pastrano napoleonico e uscì felice dal locale: voleva portarli a casa e gustarseli nella sua calda roulotte, ma la ghiottoneria ebbe il sopravvento, infilò un tentacolo nella tasca lacerando il cartoccetto e divorò il dolce in un baleno, assaporò ogni atomo di quella squisitezza e di colpo si sentì in pace col mondo intero e di nuovo fiducioso.
Il suo ottimismo fu però messo a dura prova immediatamente, al suo ritorno, infatti, il fido Anusak lo aspettava con l’espressione delle grandi occasioni, ovvero delle cattive notizie che mandavano il nostro eroe su tutte le furie.
- Capo, la civetta non c’è più
- E dove è andata?
Il trifide sgranò l’occhio paonazzo.
- Partita per Hogwart, lo aveva minacciato, capo, ricorda?
Il trifide era davvero su tutte le furie.
- Aveva detto che avrebbe aspettato il mio incontro col Duca, perchè questa decisione improvvisa?
- Di sicuro c’entra Albus Silente – aggiunse Anusak con fare saputo – ma non preoccupatevi capo, a Teano chiedete al Duca lui vi consiglierà al meglio.
Il Trifide era perplesso, in realtà non era sicuro di quando avrebbe raggiunto Teano, c’era ancora molto da fare e per farlo occorreva denaro e tutto dipendeva da una vincita che gli appariva sempre più ipotetica. Come poteva esser certo che sarebbe riuscito a risolvere tutti quei problemi? E soprattutto quando avrebbe dovuto aver luogo quel decisivo incontro notturno?
Mah, era tutto al di là della sua comprensione e fece la cosa che gli riusciva di più nella vita, se ne fregò e attese gli eventi.
Fu Anusak a rincuorarlo.
- Quando arriverete a Teano lui ci sarà, non importa se sara’ oggi o domani, tra un mese od un anno, è scritto che lo incontrerete e questo avverrà.
Il Trifide fu molto colpito dalle sagge parole del suo fido domestico e andò a dormire con una flebile speranza in più.
Le feste di Natale e Santo Stefano passarono tra mille ristrettezze, persino la pizza sei stagioni era diventata una miserabile due stagioni e mezzo, ma l’estrazione era vicina ed il Bietolone fremeva dall’impazienza, una settimana era lunga assai… allora infatti le estrazioni si effettuavano solo il Sabato, non come oggi che ve ne son tre a settimana
Arrivò alle 6 del mattino davanti alla ricevitoria, credeva di essere il primo ma già una marea vociante di candidati milionari si erano appostati come avvoltoi davanti alla ricevitoria per vedere i cartelli con i numeri estratti…
Passò la giornata come in attesa di un concerto rock, imparando molte cose degli umani e finalmente alle 19.30, dopo un’attesa febbrile, in mezzo a boati assordanti della folla in delirio vide finalmente il gestore mettere uno dopo l’altro i numeri fortunati appendendoli un tabellone, uno alla volta, era una vera tortura da cui uscì quasi pazzo!
Quasi svenne quando vide l’estrazione di Cagliari: 10 37 31 25 20!
Mugolò di disperazione, era uscito 31 invece di 30 e il terno era svanito per un solo numero, “mannaggia a i’ ppalle d’o tenente”, sbofonchiò con tono disperato, ma nonostante tutto non abbandonò la postazione…mancavano ancora altre ruote e il suo terno dei sogni poteva avverarsi!
In quel momento il gestore mise l’estrazione di Milano e la scala cromatica del Trifide man mano che passò il tempo fu peggio delle cartelle di un colorificio: a ogni numero cambiava colore come una seppia!
20…verde pisello
10…giallo ocra…
2…sbiadisce a semitrasparente…
30…rosso pummarola…
32!!!!!! BLU VIAGRA!!!!!!
TERNOOOOOOOOOOOO!
Di colpo si sentì una vampata di calore, Milano aveva fatto il miracolo in quel gelido inverno: 20 10 2 30 32… i suoi tre numeri erano usciti davvero! Anzi per un soffio non erano usciti due volte… era salvo! Fece un rapido calcolo mentale e capì che oramai il periodo di magra era finito…
Si accordò subito con il gestore del banco lotto, l’ambiguo individuo dallo sguardo obliquo, la somma non era enorme quindi avrebbe potuto incassarla entro due settimane e così decise di iniziare i preparativi per il lancio del suoCirco delle Zoccole, (vedi puntata 11, nel finale) le topone infatti erano allenatissime ed avevano anche partorito alcuni topini molto dotati ed atletici, ora si trattava ovviamente di trovare qualcosa di propagandistico che equivocando sul nome del circo potesse attirare un pubblico numeroso e soprattutto pagante: il Circo delle Zoccole era un nome decisamente ambiguo e giocando sul doppio senso ci si poteva attendere il pienone!
Rimuginando su questo aspetto del suo bisinisse, abbandonò il banco lotto senza accorgersi che alla sua uscita il gestore aveva abbrancato il telefono chiamando concitato lo “Studio Ingoia, Trangugia e Divora”, concessionario del ministero per il recupero dell’evasione fiscale…
Il Trifide ignaro della catastrofe imminente che si stava per abbattere su di lui studiava la reclame ed ebbe l’idea geniale!
Sfruttando l’ambiguo nome del circo il nostro eroe avrebbe assoldato delle belle “tope”, almeno una dozzina, che, vestite in abiti succinti con il verde emblema sulla maglietta avrebbero attirato gli sguardi concupiscenti dei villici che di conseguenza avrebbero affollato il circo…
Come prima cosa doveva subito mettere un annuncio e selezionare poi le candidate che di sicuro sarebbero accorse numerose ben felici di mettersi in mostra. Per remunerarle bastava usare una piccola parte del peculio in arrivo, ma gli incassi avrebbero di sicuro ripianato la spesa…“SI, SI PUO’ FARE!”, urlò, come Gene Walterwilder in Frankenstein jr.
Ci sarebbero cascati come allocchi, avrebbero abboccato a frotte e forse dopo aver raddoppiato il peculio avrebbe potuto ingaggiare vere attrazioni per il grande spettacolo di Teano, dove tra l’altro contava di incontrare il misterioso Duca…L’aria era gelida, lo stomaco vuoto come sempre ma il Trifide era felice e urlando “la vita è bella” scivolo’ su un lastrone di ghiaccio incocciando con un tonfo pauroso un manifesto pubblicitario attaccato su un muro di vero porfido del Senegal.
Il manifesto diceva “Io c’entro” e il Trifide, mezzo rincoglionito dalla botta, guardò l’incavatura prodotta dalla sua capoccia, sibilò “Io no…” e svenne.
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