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la STORIA del GIOCO del LOTTO RACCONTATA ATTRAVERSO le FOTOGRAFIE

domenica 29 novembre 2015

PAOLO MORELLI - TESI di LAUREA - ANNO 1999/2000 - UNIVERSITA' degli STUDI di FIRENZA - FACOLTA' di GIURISPRUDENZA- RELATORE ANTONIO BARILETTI

PAOLO MORELLI - TESI di LAUREA - ANNO 1990/2000 - UNIVERSITA' degli STUDI di FIRENZA - FACOLTA' di GIURISPRUDENZA- RELATORE ANTONIO BARILETTI
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sabato 28 novembre 2015

EDUARDO PEPPINO e TITINA DE FILIPPO e il GIOCO del LOTTO

udienza dal papa dei de filippo
peppino titna e eduardo de filippo
aneddoto dei de filippo
peppino de fiilippo
luca de filippo
il GIOCO del LOTTO nel TEATRO di EDUARDO: NON TI PAGO,SOGNO D'UNA NOTTE DII MEZZA SBORNIA
natale in casa cupiello
commedia teatrale
cinema
Trama Ferdinando Quagliuolo ha ereditato la gestione di un "banco lotto" dopo la morte del padre; è anche accanito giocatore in cerca di numeri vincenti, a dispetto della sua eccezionale sfortuna. Un suo impiegato, Mario Bertolini, al contrario inanella vincite su vincite, suscitando una feroce invidia nel suo datore di lavoro. Mario fa la corte a sua figlia Stella, quasi a sua insaputa, con la complicità della madre Concetta. Un giorno Mario annuncia la clamorosa vincita di una quaterna del valore di 4.000.000 lire. Per l'occasione rivela che i numeri (1, 2, 3 e 4) li aveva ricevuti in sogno proprio dal defunto padre di Ferdinando, il quale va su tutte le furie: si impossessa del biglietto fortunato, rifiutando di corrispondergli la vincita, e rivendica il diritto alla somma. La motivazione risiede nel fatto che Bertolini era andato a vivere nell'appartamento dove Ferdinando aveva vissuto fino alla morte del padre, quindi lo spirito di suo padre si sarebbe rivolto a Mario per sbaglio, volendo destinare la vincita a suo figlio. Accecato dall'invidia, ma fermamente convinto delle sue idee, Ferdinando si rivolge prima alla legge degli uomini (con l'avvocato Strumillo), quindi alla legge di Dio (con il parroco Don Raffaele), cercando invano alleati. Entrambi - difatti - cercano di convincerlo, senza riuscirci peraltro, che le sue pretese sono irricevibili.
Quindi Ferdinando tenta di estorcere una dichiarazione con la quale Mario rinuncia a ogni diritto sulla vincita, avallando al tempo stesso la propria tesi "onirica". Ferdinando intende minacciarlo con una pistola che, però, fa scaricare dal suo aiutante Aglietiello. Questi, tutt'altro che complice del folle disegno del suo padrino, ne informa Mario, il quale dal canto suo ha già pronta una contromossa per incastrare Ferdinando in presenza di testimoni. Messo alle strette per minaccia a mano armata, Ferdinando si appella alla pistola scarica. Ma un colpo parte, seppure a vuoto, tra lo stupore generale per la tragedia sfiorata. Ferdinando capisce di avere rischiato l'ergastolo: a un Bertolini ancora sotto shock per avere rischiato la vita, rivolge una maledizione davanti al ritratto di suo padre, invocando ogni tipo di incidente e disgrazia qualora si decidesse a ritirare la somma vincente del biglietto che finalmente gli restituisce. I cattivi auspici si verificano puntualmente e impediscono materialmente a Bertolini di ritirare la vincita ogni qualvolta egli tenti. Bertolini è ormai malconcio nel fisico e nello spirito e beffardamente licenziato proprio da Ferdinando per le continue assenze per malattia: si arrende a Ferdinando e gli dà ragione a pieno titolo. Per Ferdinando Quagliuolo è il suo personale trionfo, e adesso può anche concedere a Mario la mano di sua figlia, che porta in dote i 4.000.000 di lire della quaterna. Inoltre rivela che questa reticenza nei suoi confronti, per non essere stato informato apertamente dell'interesse di Mario verso sua figlia, potrebbe essere stata la vera origine del suo ostracismo.
sogno d'una notte di mezza sbornia teatrosogno d'una notte di mezza sbornia cinema
Trama Pasquale Grifone, che vive in un basso con la sua famiglia, riceve in sogno la visita di Dante Alighieri. Il poeta suggerisce all'uomo, annebbiato dai fumi dell'alcol, quattro numeri da giocare al lotto, ma sottolineando che essi rappresentano anche la data della sua morte, che avverrà a breve. Dopo poco tempo, come aveva predetto Dante, i numeri vengono estratti davvero e Pasquale vince una somma considerevole, ma la felicità è offuscata dal dubbio che la predizione fosse giusta anche sulla data della sua dipartita. La famiglia si trasferisce in un costoso appartamento e tutti i componenti, ma in particolare sua moglie Filomena, si comportano, ora, come dei gran signori. L'unico che non riesce a gioire della nuova vita è, ovviamente, Pasquale, terrorizzato dalla sua "imminente" morte. A nulla valgono i tentativi di sua moglie, di suo figlio Arturo e di sua figlia Gina, volti a spazzar via quella che considerano una sciocca superstizione. Il giorno annunciato da Dante, però, la famiglia si veste a lutto: tutti, ormai, sono convinti che quelli sono gli ultimi momenti di vita del padre di famiglia, anche perché Pasquale sostiene di sentirsi molto male. Si attende soltanto l'ora stabilita (le tredici) e, al suo scoccare, Pasquale, preso dal terrore, sviene ed è considerato morto. Entra quindi in scena il medico, il quale si rende conto immediatamente che Pasquale è vivo e vegeto. Questi, preso dall'euforia, invita il medico a pranzo per festeggiare lo scampato pericolo, ma il medico declina l'offerta sostenendo di avere un impegno proprio alle ore tredici. Pasquale e la famiglia lo invitano a rimanere, convinti che le tredici siano ormai passate, ma il medico è implacabile: alle tredici mancano ancora cinque minuti.
 SOGNO D'UNA NOTTE DI MEZZA SBORNIA
sogno d'una notte di mezza sbornia SOGNO D'UNA NOTTE DI MEZZA SBORNIA
sogno d'una notte di mezza sborniasogno d'una notte di mezza sbornia
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GIACOMO CASANOVA e il GIOCO del LOTTO in FRANCIA - GIUSEPPE BALSAMO il CONTE di CAGLIOSTRO PREDIVA i NUMERI ESTRATTI nel GIOCO del LOTTO

giacomo casanova introdusse il gioco del lotto in francia
La notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre del 1756 attraverso un buco nel tetto fugge dai Piombi in modo rocambolesco e si rifugia a Parigi.. Il seduttore GIACOMO CASANOVA  ha un progetto, elaborato nei mesi di prigione nei PIOMBI di VENEZIA: introdurre il GIOCO del LOTTO in Francia per diventare ricco e potente e vendicarsi di Bernis, divenuto ministro di Luigi XV Alla corte è cominciata una lotta per il potere tra lo stesso Bernis e Madame de Pompadour XV. SI deve proprio a Casanova l’invenzione del GIOCO del LOTTO chiamato allora il LOTTO delle ZITELLE. Almeno nella forma in cui lo conosciamo oggi. Fu lui infatti il primo a dimostrare, nel 1757, che con una “lotteria di NOVANTA 90 BIGLIETTI i cui premi saranno pagati sopra i primi numeri da estrarsi una volta al mese” lo Stato non avrebbe mai potuto perdere. Presentò il progetto al governo francese che, nel giro di pochi mesi autorizzò la sua nuova lotteria.Con l’aiuto di madame Pompadour colpita dal fascino sfrontato di Giacomo decide di fare un patto. Madame organizzerà per lui un incontro con i matematici e finanzieri di corte, per presentare il suo progetto del GIOCO del LOTTO , e Giacomo renderà inoffensiva la giovane Charlotte d’Estradès una ragazza di cui Bernis si sta servendo per arrivare al Re e spodestare la Pompadour.Casanova affronta direttamente Bernis: di nuovo giovinezza e passione contro maturità, calcolo, cinismo.
La Pompadour riesce a far approvare il GIOCO del LOTTO e Giacomo comincia a corteggiare Charlotte che si rivela essere una donna ribelle, ironica fino al cinismo, indotta a sedurre il Re non per sua ambizione ma perché ricattata da Bernis. Quando Bernis scopre il gioco della Pompadour e di Casanova, ingaggia un sicario per uccidere Giacomo. Questi però ha la meglio sull’avversario.Giacomo e la Pompadour riescono nel loro progetto: Bernis viene allontanato dalla corte, mentre Charlotte sparisce nel nulla. Casanova si ritrova ricco ma infelice: il GIOCO del LOTTO dà i suoi frutti, ma Charlotte, di cui si è innamorato, è sparita. E’ lei, infine, a ripresentarsi. Ma il suo amore non è sincero, assetata com’è di vendetta. Charlotte, mentendo, dice a Silhouette di avere avvelenato Giacomo.Silhouette è costretto a ritirare in banca un’enorme somma di denaro in cambio dell’antidoto (che non servirà, perché il veleno in realtà è un potente sonnifero). Charlotte fugge con il denaro e Giacomo, smaltito l’effetto del potente sonnifero, si lancia all’inseguimento della ladra e la raggiunge in una locanda. La morte di Charlotte sembra certa, ma l’amore è più forte della vendetta e i due tornano insieme, progettando un viaggio in Italia.
Lotterie di Stato. Corruttore dei costumi, ma sicura fonte di entrate per lo Stato. Sul gioco d’azzardo ha sempre prevalso la scelta del male necessario. Come testimonia la sua alterna fortuna nella Francia postrivoluzionaria
LA SOVRANITÀ POPOLARE È UN TERNO AL LOTTO
LA SOVRANITÀ POPOLARE È UN TERNO AL LOTTO
Ogni settimana, Madame Descoings puntava tre numeri alla lotteria. Sempre gli stessi. Con immutata ostinazione, la signora non mancava un colpo poiché – scrive Balzac, ne La Rabouilleuse – per nove anni uno di quei numeri «era rimasto sul fondo di tutte le ruote, da che la lotteria era stata inventata». Lo si doveva estrarre, quel numero, liberarlo, riportarlo al mondo considerando che non usciva dall’annus horribilis 1789.  Dal 1789, dunque, dei numeri di Madame Descoings non si vedeva traccia. Non era un’invasata, né un’indovina, ma una donna qualunque persa in una provincia qualunque, schiava di un gioco qualunque. Una donna senza qualità in un mondo che di qualità ne aveva ancora meno. La «povera donna» – così la qualifica, quasi scusandosi, Balzac – arrivava persino a dubitare «dell’onestà dell’amministrazione e accusava il governo, credendolo capace di togliere dall’urna quei tre numeri, per indurre chi puntava su di essi a moltiplicare furiosamente le proprie giocate».  Apparso senza grande successo tra il 24 febbraio e il 4 marzo del 1841 su «La Presse», originariamente col titolo Les Deux Frères, La Rabouilleuse di Balzac si colloca su un fronte critico rispetto a una Rivoluzione che – nello spazio-tempo del romanzo, ambientato tra il 1792 al 1830 – si rivela ben presto una conquista non dell’uguaglianza, non della libertà, non della fratellanza, ma dei mezzi sui fini. Una rivoluzione del denaro, della Borsa e del gioco che in qualche modo, per Balzac, sancisce l’ingresso dell’azzardo nel ritmo della vita quotidiana. Non per caso, come attestato dal senso e dal parlare comune, «Bourse» divenne proprio allora un modo gergale per indicare la lotteria. Finanza e gioco erano solo i due volti di un azzardo che piegava il mondo alle proprie istanze. Nel 1719, tra le pagine del suo The anatomy of exchange Allen, Daniel Defoe — un altro romanziere nelle vesti dello speculatore tradito — d’altronde già scriveva: «la speculazione (stock-jobbing) è un gioco. Una scatola con dei dadi può essere meno pericolosa, ma la sua natura rimane la stessa: l’azzardo».
LA CORRUZIONE DEL POPOLO Scriveva Balzac che, da parte sua, non dimenticava di richiamarsi a Jean-Jacques Rousseau, il cui pensiero, espresso nel Libro IV dell’Emile, sintetizzava così: «Posso capire che un uomo sia attratto dal gioco, ma solo quando tra lui e la morte non resta altro che l’ultimo centesimo». Introdotta in Francia il 30 giugno del 1776, con un decreto che tutte le integrava tutte nella Loterie Royale de France, la lotteria cesserà di esistere in questa forma il 15 novembre del 1793, dopo che il procuratore generale della Comune, Pierre Gaspard Chaumette, aveva invocato a gran voce la sua soppressione dinanzi all’Assemblea. «La lotteria di Stato», gridò allora Chaumette, «è un fiume inventato dal dispotismo per annegare il popolo sulla sua miseria, ingannandolo con una speranza che aggrava la sua disgrazia». Ma il 30 settembre 1797, esattamente tre anni anni, dieci mesi e quindici giorni dopo queste parole, la lotteria rinacque dalle proprie ceneri, per ben più prosaiche ragioni di «cassa». Avviato nel 1790, il dibattito sulla soppressione della lotteria nazionale non avrebbe avuto alcun esito, se non vi fosse stata una serie di fortuite circostanze, che di fatto spostarono altrove l’attenzione comune, nonostante l’abolizione del monopolio sul tabacco (1791) avesse spianato la strada a provvedimenti abolizionisti. Il 16 ottobre 1793, era sta ghigliottinata la Maria Antonietta: proprio questo permise alla fronda degli abolizionisti di far passare quasi sottobanco un provvedimento fortemente avversato, facendolo accogliere dal deputato Thuriot che ne decretò – dopo le perorazioni di Chaumette – la morte apparente.
UN LEGAME PERVERSO Sempre, nei periodi di crisi, emerge il legame perverso tra esigenze di erariali, imposizione regressiva (chi meno ha più paga) e azzardo. Proprio qui si innesta il discorso di Talleyrand: la lotteria rappresentava un vulnus radicale nell’ordine delle cose pubbliche, un asservimento volontario misto di sonnambulismo e delirio: «la lotteria può essere considerata come imposta libera e volontaria. Ma come è strana la libertà quella che supponiamo esista tra queste bombe seducenti». Tutto il dibattito su proibizionismo o antiproibizionismo nell’azzardo di massa ancora oggi poggia su questa illusione di libertà, laddove sappiano esserci solo seduzione (che i tecnici preferiscono chiamare addiction) che vizia alla radice ogni libertà di scelta, pur lasciandone intatta l’apparenza. Al presunto disincanto del moderno, l’azzardo contrappone un incanto minuto, quotidiano, un’illusione di sovranità popolare che si consuma nell’attimo stesso in cui si infiamma. Il gioco in mano pubblica è questa fiamma e questa illusione. La lotteria come modello di questo azzardo di massa, scrive Talleyrand, insinua nelle menti di tutti un tarlo destinato in breve a divorarsi il corpo sociale, dopo averlo inebetito e condotto all’inerzia. La lotteria è per lui una sorta di solvente che disperde la speranza del povero e innalza il fervore del ricco. Singolare inversione delle parti, tra cause, pregi, difetti e effetti, se è vero che la prima lotteria storicamente attestata in terra di Francia venne istituita da Francesco I con l’Editto di Châteauregnard del 21 maggio 1539. L’intenzione esplicita del sovrano era di attenuare il fervore dell’azzardo e, come si legge nel testo, «pour porter remède aux jeux dissoluts». Due secoli dopo, il nesso tra sovranità e azzardo si mostrerà in tutta la sua tenace resistenza, riuscendo a transitare anche nei giorni istituzionalmente più tempestosi. Della Grande Loterie Royale di Luigi XIV, in quegli stessi giorni il Mercure de France scriveva: «il termine lotteria è oggi un affare di Stato. È un idolo che ha i suoi templi, i suoi preti, i suoi adoratori, i suoi giorni soletti. Annuncia le sue concessioni nel frastuono delle bande militari, tra corone inghirlandate e tavolacci, dove sono disposti i suoi oracoli».
L’ERARIO ANTIPROIBIZIONISTA NEL SUO LIBELLO, TALLEYRAND RICORDA COME, TRA IL 1776 E IL 1789, LE ENTRATE FOSSERO AUMENTATE COSTANTEMENTE, PASSANDO DA 6 A 11 MILIONI. A TANTO AMMONTAVANO GLI INCASSI DELLA LOTERIE ROYALE DI FRANCIA, FOTOGRAFATE UN ISTANTE PRIMA DELLA CATASTROFE DEL 1789, CHE FECE PIANGERE LEGGERMENTE IL BANCO, PORTANDOLO A 8 MILIONI. SOTTO IL DIRETTORIO, IL 9 VENDÉMIAIRE DELL’ANNO VI (30 SETTEMBRE 1797), L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA DEL CONSEIL DES CINQ-CENTS RIABILITÒ LA LOTTERIA. LA SUA RETE DI RICEVITORIE – CENTOCINQUANTA NELLA SOLA PARIGI – RIPRESE A FUNZIONARE A PIENO REGIME. UNA RETE CHE NAPOLEONE BONAPARTE, GIUNTO AL POTERE CON IL COLPO DI STATO DI DUE ANNI DOPO, DOVENDO RIORGANIZZARE L’ASSETTO FISCALE DEL PAESE, TROVÒ A PROPRIA COMPLETA DISPOSIZIONE, AFFIDANDO LA GESTIONE DELLE LOTTERIE A JEAN-FRANÇOIS CARTEAUX, GENERALE OLTRE CHE PITTORE CON NON POCHE VELLEITÀ. POSTO AL VERTICE DELLA LOTERIE NATIONALE, DA PARTE SUA CARTEAUX NON FARÀ CHE AMPLIARNE L’ETENSIONE TERRITORIALE. UN’ESTENSIONE FAVORITA ANCHE DALL’USO DI UN NUOVO MEZZO DI TRASMISSIONE: IL TELEGRAFO OTTICO DI CHAPPE.NELLA FRANCIA DEL XIX SECOLO, IN PIENA FASE RIVOLUZIONARIA, IL TELEGRAFO DI CHAPPE COSTITUISCE FORSE L’ANTECEDENTE PRINCIPALE DEL WEB, NELL’ARCHEOLOGIA DELL’AZZARDO DI MASSA. LA PRIMA LINEA AEREA DI TRASMISSIONE TELEGRAFICA, COME INTERNET INIZIALMENTE RELEGATO NELLO SPAZIO ANGUSTO DEI SOLI «FINI MILITARI», VENNE INSTALLATA COL BENESTARE DELLA CONVENZIONE NEL 1793 E COLLEGAVA PARIGI A LILLA.LA PROPOSTA FATTA DA CHAPPE A NAPOLEONE PREVEDEVA L’USO A FINI «CIVILI» DEL SUO TELEGRAFO, MA IL CONSOLE RISPEDÌ AL MITTENTE L’IDEA DI METTERE A DISPOSIZIONE DI INDUSTRIALI E COMMERCIANTI LA RETE. LO STESSO FECE CON LA PROPOSTA DI LANCIARE TELEGRAFICAMENTE UNA GAZZETTA. LA SOLA APPLICAZIONE CIVILE ACCOLTA FU QUELLA DELLA TRASMISSIONE DEI NUMERI ESTRATTI AL LOTTO. LE ENTRATE DI LOTTO E LOTTERIA AUMENTARONO RAPIDAMENTE, PASSANDO DAI SETTE MILIONI DI FRANCHI DEL 1805, AI DICIANNOVE DEL 1807. MA CHAPPE NON POTÉ ASSISTERE A QUESTA RIFIORITURA DEL GIOCO DI STATO ALLA QUALE AVEVA PRESTATO LA PROPRIA OPERA. MORÌ INFATTI SUICIDA, GETTATOSI DALLA STANZA DI UN ALBERGO PARIGINO, IL 23 GENNAIO 1805. ANCHE LUI VITTIMA DELL’AZZARDO DI STATO.
 GIACOMO CASANOVA il CONTE di CAGGLIOSTRO PREDIVA i NUMERI ESTRATTI nel GIOCO del LOTTO
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SE GABRIELE D'ANNUNZIO GIOCA AL LOTTO - GIACOMO LEOPARDI DAVA I NUMERI - i NUMER del LOTTO nelle LETTERE di GIACOMO PUCCINI

SE GABRIELE D'ANNUNZIO GIOCA AL LOTTO
SE GABRIELE D'ANNUNZIO GIOCA AL LOTTO
SE GABRIELE D'ANNUNZIO GIOCA AL LOTTO
SE GABRIELE D'ANNUNZIO GIOCA AL LOTTO
i NUMER del LOTTO nelle LETTERE di GIACOMO PUCCINIGIACOMO LEOPARDI DAVA I NUMER
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L' ESTRAZIONE DEL LOTTO DEL SABATO A NAPOLI RACCONTATA DA CHARLES DICKENS

Impressioni italiane by Charles Dickens
L' ESTRAZIONE DEL SABATO RACCONTATA DA DICKENS CHARLESLo scrittore visitò il nostro paese negli anni 1844-1845). Di questa sua esperienza ci ha lasciato una testimonianza assai rilevante nel volume "Pictures from Italy" ("Impressioni dall' Italia"). Nella vita di Napoli vi è un elemento stupefacente, sul quale conviene soffermarsi un attimo: il gioco del lotto.È diffuso in gran parte dell'Italia ma trova qui, per l'importanza che ha e per gli effetti che produce, il suo naturale luogo d'elezione. L'estrazione avviene ogni sabato. Il gioco del lotto garantisce allo Stato introiti immensi e diffonde fra i poverissimi un gusto per l'azzardo che, mentre giova a riempire le casse dell'erario, rovina loro del tutto. La giocata minima è un grano, meno di un nostro farthing. In una cassetta si mettono cento numeri che vanno dall'uno al cento compreso. Se ne estraggono cinque, che sono i numeri vincenti. Compro tre numeri. Se ne 'esce' uno, vinco un premio esiguo; se ne escono due, vinco una somma pari a qualche centinaio di volte la posta; se ne escono tre, tremilacinquecento volte la posta. Punto (o, come dicono qui, «gioco») quello che posso sui miei numeri, e compro i numeri che voglio. Pago la puntata al banco del lotto, dove si acquista il biglietto che reca scritta l'entità della puntata stessa.
In ogni banco del lotto si trova un libro, una specie di «Divinatore Universale del Lotto», che contiene tutti i casi e tutte le circostanze possibili, corredati ciascuno di un numero corrispondente. Immaginiamo di fare una puntata di due carlini (circa sette pence] e di imbatterci, mentre ci rechiamo al botteghino del lotto, in un negro. Una volta arrivati, diciamo con aria grave: «Il Divinatore». Ce lo porgono dal banco, con l'aria di chi sa di trattare un affare di grande importanza. Cerchiamo la voce «negro». Vi corrisponde un certo numero. «Datemi questo». Cerchiamo «imbattersi in qualcuno per strada». «Datemi questo». Cerchiamo perfino il nome della strada. «Datemi questo». E così, abbiamo i nostri tre numeri.
Se crollasse il tetto del San Carlo, sarebbero talmente in tanti a giocare i numeri che nel Divinatore corrispondono a un simile avvenimento, che il Governo vieterebbe subito di puntare su codesti numeri, per non correre il rischio di rimetterci. Non accade di rado. Non molto tempo fa si verificò un incendio a Palazzo Reale e tutti corsero a giocarsi «il fuoco», «il re» e «il palazzo», tanto che ad un certo punto si dovettero sospendere le scommesse sui numeri che nel Libro Aureo corrispondono a tali parole. Il popolino ignorante crede che ogni caso, ogni avvenimento, sia una specie di visione tanto per chi vi assiste che per chi vi prende parte, e che abbia un rapporto diretto col gioco del lotto. Vi sono delle persone, ricercate da tutti, che per i sogni fortunati hanno un vero talento, e dei preti a cui capita abitualmente di ricevere i numeri fausti nelle loro visioni.
Mi raccontarono la storia di un cavallo imbizzarrito che ad un angolo di strada aveva scaraventato giù un uomo, lasciandolo moribondo. Il cavallo era a sua volta inseguito da un uomo che procedeva a velocità tale che si trovò sul luogo della disgrazia immediatamente dopo che questa si era verificata. Costui si gettò in ginocchio presso lo sfortunato cavaliere e gli afferrò la mano con l'espressione più afflitta di questo mondo. «Se vi è ancora vita in voi», disse, «ditemi una sola parola! Se vi resta un fiato di voce ditemi, per amor di Dio, quanti anni avete, affinchè io possa giocarmi questo numero al lotto!».
DICKENS CHARLES:IMPRESSIONI DI NAPOLI
Pubblicato da Unknown alle 02:24 Nessun commento:
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